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Isabeau
Leggenda drammatica in tre parti di Luigi Illica
Musica di Pietro Mascagni 1863-1945
Prima rappresentazione: Buenos Aires, Teatro Coliseo, 3 giugno 1911

Personaggi
Vocalità
Ermyngarde
Soprano
Ermyntrude
Soprano
Folco
Tenore
Giglietta
Soprano
il cavalier Faidit
Baritono
Isabeau
Soprano
l’araldo maggiore
Baritono
messer Cornelius
Basso
re Raimondo
Basso
Note
Nell’autunno del 1904 Luigi Illica propose, prima a Marco Enrico Bossi e poi a Puccini, la ‘tela’ di questo soggetto di ambientazione medievale liberamente tratto dallaLady Godivadi Alfred Tennyson. Ma nessuno dei due accettò, e in seguito anche Franchetti espresse un rifiuto. Nel 1908 lo accettò invece, con grande entusiasmo, Pietro Mascagni. «Io intendo che Isabeau sia una cosa tutta nuova e che rappresenti la esatta e compiuta estrinsecazione del concetto che ho del melodramma moderno. E per ciò occorre una preparazione lunghissima ed un lavoro di limatura eccezionale. Quando sentirai quel poco che ho fatto, ti convincerai che un genere d’opera come questa che ho impiantato, non si butta giù in pochi mesi. Aggiungi poi che ho già concepito un tipo di strumentale che lascerà a distanza astronomica tutti i Debussy e gli Strauss di questo mondo», scriveva il compositore al librettista in quello stesso anno.

«A’ bei dì lontani quando la Leggenda correva il mondo, quando, al caldo soffio di una primavera di idealità, su da tutte le terre pullulava il fiore della Fantasia e sbocciava l’Eroe o l’Eroina, giù nei tuguri o su in alto nelle aurate Reggie, tra i figli della gleba e del bosco o tra le bionde pulzelle incoronate: Poesia di Popolo e Poesia di Re», così la prima pagina del libretto illustra l’epoca nella quale si svolge la vicenda.

Atto primo. ‘Il mattino’. La pura Isabeau, figlia del re Raimondo, non vuole sposarsi anche se il padre ha organizzato un torneo il cui vincitore dovrà diventare suo marito. La vecchia Giglietta le presenta il nipote Folco, che ella accetta come falconiere. I principi che hanno partecipato al torneo se ne vanno sdegnati perché Isabeau li ha ancora una volta respinti. Così il malvagio ministro Cornelius convince il re a punire Isabeau costringendola ad attraversare nuda la città a cavallo: la ragazza accetta purché il padre non sfoghi la sua ira sul popolo.

Atto secondo. ‘Il meriggio’. Il popolo chiede al re di promulgare un editto secondo il quale devono essere sbarrate porte e finestre perché nessuno veda Isabeau nuda. Il re acconsente: chiunque la guarderà sarà accecato. Isabeau compie la cavalcata nella città deserta, coperta solo dai suoi capelli biondi, ma Folco vuole rendere omaggio alla sua bellezza e le getta dei fiori dagli spalti. La folla inferocita lo fa imprigionare.

Atto terzo. ‘La sera’. Folco, imprigionato, sta per essere giustiziato. Riceve la visita di Isabeau e i due giovani scoprono di amarsi. La ragazza corre allora dal padre per chiedergli di poterlo sposare. Ma Cornelius apre il carcere alla folla che uccide Folco; Isabeau si getta in mezzo alla folla.

Mascagni, prima dell’incontro con D’Annunzio perParisina, sembra assumere toni già dannunziani in questo Medioevo da favola. Lontana da qualsiasi realismo, tutta pervasa da un clima di sogno, l’opera non si articola in veri e propri pezzi chiusi (se si eccettua la stentorea ‘Canzone del falco’ di Folco), bensì in lunghi declamati. All’orchestra è affidato il compito di descrivere atmosfere di fiaba, come la trasognata e sinfonica cavalcata di Isabeau, sottolineata da uno scampanio in sottofondo.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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