L’opera rappresenta l’esordio di Schnittke nel teatro musicale: russo di origini tedesche ed ebraiche, dopo aver studiato a Vienna il compositore ha vissuto a lungo a Mosca, restando sempre assai appartato dagli ambienti ufficiali e svolgendo l’attività di insegnante e, soprattutto per necessità economiche, di autore di musica da film. Protagonista tra i maggiori dei più recenti sviluppi della musica contemporanea, vanta un ampio catalogo che spazia dal teatro musicale (la rappresentazione scenica
Il suono giallo, il balletto
Peer Gynt), ai generi sinfonico (è autore di sei sinfonie) e cameristico.
Il compositore conobbe il raccontoVita con un idiotain una delle letture che Victor Jerofejev teneva in librerie e club privati; ne rimase entusiasta e pensò subito alla possibilità di trarne un’opera. Si tratta di un testo a tinte forti, scritto con un linguaggio tra il truculento e l’orripilante, che sottende una feroce denuncia retrospettiva sulle assurdità del comunismo; l’Idiota si chiama infatti col nomignolo di Lenin, Vova, e nella prima regia di Boris Pekrovskij aveva il volto del grande rivoluzionario. Nel 1990 Mstislav Rostropovic riuscì a ottenere una commissione dall’Opera di Amsterdam e Schnittke abbandonò momentaneamente la stesura di ?Historia von D. Johann Faustenper cominciare quella delle parti vocali dellaVita con un idiota, mentre Jerofejev approntava il libretto e Ilja Kabakov si incaricava delle scenografie. Purtroppo nel 1991 il compositore russo venne colto da ictus, allorché il primo atto era pressoché completato; dopo una pausa forzata di alcuni mesi, riuscì a riprendere il lavoro e a terminare la stesura dell’opera in tempo utile per le prove della prima rappresentazione.
Atto primo. ‘Come Vova diventa di Io’. I personaggi esordiscono sulla scena anticipando i temi della vicenda e preannunciando, durante tutto l’atto, episodi che accadranno in seguito: la scelta dell’idiota, il concepimento di un figlio di Vova da parte della moglie, la pazzia di Io, la morte della moglie a opera di Vova. Io è infatti costretto a scontare una singolare pena per aver avuto dei comportamenti scorretti sul lavoro: deve scegliere un idiota e viverci insieme. Mentre la moglie è costretta a casa da un guasto all’automobile, Io si reca in manicomio e, dopo aver convinto con una bottiglia di vodka il guardiano ad aprirgli la porta, sceglie Vova per il suo aspetto apparentemente intelligente, la cravatta, l’orologio e la barba curata. La moglie critica il marito per la sua scelta. Vova non dice una parola e pronuncia un unico suono indefinito: «Ech».
Atto secondo. ‘Come Io diventa di Vova’. La vita nella casa di Io procede in modo normale: Vova si comporta bene e non fa niente senza prima essersi accertato se si tratti o meno di un’azione corretta. Ma improvvisamente l’idiota cambia del tutto il proprio comportamento: giace sul pavimento di cucina in mezzo a un lago di latte, divora voracemente i cibi che ha sparpagliato in terra, poi si alza per defecare e strappare i libri di Proust che appartengono alla moglie di Io; Marcel Proust attraversa il palcoscenico sgomento. Io e la moglie decidono allora di ritirarsi nell’altra stanza. In seguito Vova si tranquillizza, e la moglie se ne innamora; ora la moglie e Vova si coalizzano contro Io. La donna rimane incinta, mentre Vova e Io si avvicinano e prendono a simpatizzare. Cambia ancora la situazione: adesso Io e Vova sono coalizzati contro la moglie, che cerca di farli morire di fame, anche se vorrebbe di nuovo Vova al suo fianco. Vova uccide la moglie in modo efferato e Io diviene un idiota; Vova, scomparso, riappare per pronunciare il suo ebete «Ech», mentre Io intona un verso della canzone ‘Nel campo stava una betulla’.
L’opera riscosse un immediato successo di pubblico in tutta Europa e consacrò in modo definitivo Schnittke come uno dei compositori più apprezzati di questo decennio. Nella partitura si sedimentano molteplici tradizioni, in un tessuto polistilistico che lascia frequenti spazi a citazioni dirette di canzoni popolari, tanghi e inni; il registro espressivo generale oscilla tra il grottesco e il primitivistico. In questo senso viene da pensare a due punti di riferimento, Šostakovic (in particolareIl naso) e Carl Orff, quest’ultimo più volte definito da Schnittke come uno dei suoi modelli. Il testo di Jerofejev, d’altra parte, non ammetteva altre strade. Gli episodi truculenti e disgustosi che si susseguono nel libretto si collocano in una dimensione pulsionale che richiede un linguaggio musicale immediato, dove l’incedere ritmico e l’espressività grottesca dell’orchestra dominano gli eventi: la partitura dellaVita con un idiotasi potrebbe infatti definire come una specie di monumento al potere psicagogico della musica. In particolare nel primo atto, il passo dell’azione è incalzante: i personaggi, pressoché isolati nel loro universo pulsionale, non parlano mai tra loro; il coro formato da amici, idioti e omosessuali sottolinea con risate sardoniche o commenti cinici il destino dei protagonisti, in una dimensione temporale frantumata, dove non è possibile stabilire un chiaro ordine cronologico degli eventi; si ha infatti la sensazione che il libretto e la partitura concorrano nel trascinare lo spettatore nel vortice di una sorta di inquietante delirio dell’inconscio.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi