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Muette de Portici, La
(La muta di Portici) Grand-opéra in cinque atti di Eugène Scribe e Germain Delavigne
Musica di Daniel-François-Esprit Auber 1782-1871
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 29 febbraio 1828

Personaggi
Vocalità
Alphonse
Tenore
Borella
Basso
Elvire
Soprano
Fenella
Mimo
Lorenzo
Tenore
Masaniello
Tenore
Moreno
Basso
Pietro
Basso
Selva
Basso
una dama d’onore
Mezzosoprano
Note
La codificazione delgrand-opéra, quale genere musicale di tradizione francese, legato a precise convenzioni musicali, drammaturgiche e scenografiche, avviene per gradi. Così, se laMuette de Porticiè il primogrand-opéranel senso pieno del termine, con cinque atti, soggetto storico, grande impiego di masse corali, allestimento sfarzoso, ampio balletto, gli elementi che lo compongono sono presenti al completo già neLe Siège de Corinthedi Rossini rappresentato nel 1826 con gli stessi cantanti che terranno a battesimo laMuette. Rossini concluderà la sua parabola con ilGuillaume Tellapportando nuovo materiale alle istanze romantiche che facevano trionfale ingresso nella musica; l’eredità verrà raccolta da Halévy e Meyerbeer, portando così il genere al massimo sviluppo.

A Napoli e a Portici nel 1647, durante la ribellione contro i viceré spagnoli. A Napoli si celebrano le nozze di Alfonso – figlio del duca d’Arcos, viceré spagnolo – con la principessa Elvira. Alfonso confida a Lorenzo il suo rimorso per aver sedotto la giovane e muta Fenella. Questa, fuggita di prigione dopo esservi stata incarcerata da Alfonso, è ora inseguita dai suoi carcerieri e chiede perciò protezione a Elvira. Quando gli sposi escono dalla chiesa, Fenella riconosce in Alfonso il suo seduttore; Elvira, disgustata, ripudia il marito, mentre Fenella fugge aiutata dalla folla; quindi raggiunge il fratello a Portici e gli racconta (come può) l’accaduto. Masaniello, indignato, giura di vendicarsi e incita il popolo alla ribellione. Elvira frattanto perdona Alfonso, ma intende comunque mantenere la promessa di proteggere Fenella e manda Selva, ufficiale del viceré, a cercarla. Quando cerca di arrestarla, nella piazza del mercato di Napoli, Masaniello s’interpone e scoppia la rivolta. Alfonso ed Elvira sono stati costretti a fuggire. Giunti a Portici chiedono ospitalità a Masaniello, il quale, pur apprendendo che è stato Alfonso il seduttore della sorella, non solo li ospita, ma procura anche un’imbarcazione affinché egli si allontani con Elvira. I rivoltosi hanno occupato il palazzo del duca, ma Alfonso, riorganizzate le truppe, rientra in città. Tutti s’affidano a Masaniello perché guidi la battaglia. Le truppe regolari hanno la meglio e Masaniello muore ucciso dalla folla per aver salvata Elvira dal furore popolare. Fenella, che ha assistito a tutta la scena, disperata si getta da una terrazza.

È un’opera dal taglio drammaturgico squisitamente romantico per le passioni che vi si affrontano, ma intessuta di musica ancora legata a schemi di belcantistica regolarità di derivazione rossiniana, anche se il debito di Auber verso il Pesarese è circoscritto più all’atmosfera che all’imitazione stilistica vera e propria. Il recitativo e l’aria di Elvira “Plaisir du rang suprême†è di stampo rossiniano, ma il taglio melodico denuncia maggiori affinità con Meyerbeer. Di taglio originale invece l’aria di Masaniello “Du pauvre seul ami fidèle†e la preghiera di Elvira “Arbitre d’une vieâ€.

L’esito fu trionfale, come dimostrano le 505 repliche susseguitesi fino al 1882. Fu il più importante successo di Auber nel genere serio; in seguito egli si dedicherà, principalmente, all’opera comica.La Muette de Porticiè l’unico caso nel quale una muta, Fenella, ha una parte molto rilevante all’azione. Nello svolgimento della vicenda c’è un’affinità con un’altra eroina sfortunata: Halka, la protagonista dell’omonima opera di Moniuszko che, anch’ella sedotta, si suicida gettandosi da una rupe. Con questo lavoro Auber si è conquistato un posto di rilievo nella storia dell’opera seria di primo Ottocento; un successo che travalica i confini stessi della musica. L’opera, infatti, è ricordata anche perché la rappresentazione del 25 agosto 1830, al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles, infiammò l’animo dei belgi e diede il via alla sommossa che portò all’indipendenza di quel paese dall’Olanda.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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