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Evgenij Onegin
[Eugenio Onegin] Scene liriche in tre atti e sette quadri proprio e di Konstantin Silovskij, dal romanzo omonimo di Aleksandr Puskin
Musica di Petr Il’ic Cajkovskij 1840-1893
Prima rappresentazione: Mosca, Teatro Malyi, 17 marzo 1879

Personaggi
Vocalità
Evgenij Onegin
Baritono
Filipp’evna (njanja)
Mezzosoprano
Guillot
Mimo
il principe Gremin
Basso
Larina
Mezzosoprano
Lenskij
Tenore
Olga
Contralto
Tat’jana
Soprano
Triquet
Tenore
un capitano della guardia
Basso
Zareckij
Basso
Note
Ecco come Pëtr Cajkovskij racconta, in una lettera al fratello del 1877, in che modo nacque l’idea di musicare il capolavoro poetico di Puskin: «La settimana scorsa era dalla Lavroskaja [una cantante e amica del compositore]. Il discorso cadde sui soggetti per opera... Lizaveta Andreevna improvvisamente disse: ‘E perché non prendereEvgenij Onegin?’ L’idea mi sembrò assurda, e non risposi. Poi, pranzando da solo, mi tornò in mente l’Onegin, cominciai a riflettere, la proposta della Lavrovskaja non mi parve così assurda, mi ci appassionai e alla fine del pranzo la mia decisione era presa. Corsi a comprarmi il testo. Lo trovai con fatica, tornai a casa, lo lessi con entusiasmo, passai tutta la notte insonne e il risultato fu la traccia di una deliziosa opera sulla base del testo di Puskin... Che profondità poetica nell’Onegin! Non mi faccio illusioni, so benissimo che ci sono ben pochi effetti scenici, ben poco movimento. Ma la ricchezza lirica, l’umanità, la semplicità della trama insieme alla genialità del testo sopperiscono a queste manchevolezze». Nessuno incoraggiò il compositore: tutti trovavano l’impresa destinata all’insuccesso. «Non m’importa – scrive sempre al fratello – che ci sia poca azione, sono innamorato del personaggio di Tat’jana, sono affascinato dai versi di Puskin». E alla baronessa von Meck confermò: «Chi ritiene l’azione scenica condizione primaria di un’opera, non sarà soddisfatto. Chi invece cerca la riproduzione musicale di sentimenti normali, semplici, universali, lontani dalla tragicità esteriore, dalla teatralità, saranno (spero) contenti della mia opera». I maggiori letterati del tempo, da Tolstoj a Turgenev, seguirono con estremo interesse il lavoro del compositore. Le prime quattro scene furono composte nel mese di giugno 1877 nella tenuta del librettista Silovskij. Ci fu poi un’interruzione per motivi personali (l’infelice e brevissimo matrimonio con Antonia Miljukova a cui seguì una fuga disperata all’estero). Il lavoro riprese in Svizzera, a Clarens, dove il compositore finì il primo atto. Nel gennaio 1878 l’opera era ultimata, eccetto la scena del duello che venne scritta a San Remo in febbraio: in tutto otto mesi di lavoro. Rispetto all’essenziale disegno puskiniano, Cajkovskij ebbe solo un cedimento in direzione ‘melodrammatica’, poi subito rientrato: nell’ultimo atto Tat’jana, invece di respingere con ferma consapevolezza l’amore di Evgenij, cade nelle sue braccia. Ma prima della presentazione ufficiale dell’opera al Bol’soj, Cajkovskij ripristinò la soluzione puskiniana. Soddisfatto del suo lavoro, conscio della diversità della nuova opera rispetto allo stilegrand-opéraallora in voga, Cajkovskij decise di non consegnarla alla direzione dei Teatri Imperiali ma di seguirne direttamente la realizzazione affidandola agli allievi del Conservatorio. «A me serve non un grande teatro con la sua routine, le sue convenzioni, i suoi registri mediocri, le sue messinscene insensate anche se fastose, i suoi segnali luminosi al posto del direttore del coro ecc., ecc. Ecco che cosa mi serve per il mioOnegin: 1) cantanti non famosi ma disciplinati e volenterosi; 2) cantanti che inoltre sappiano recitare in modo semplice e convincente; 3) messinscena e costumi non fastosi ma rigorosamente fedele all’epoca; 4) un coro che non sia un gregge di pecore come nei teatri imperiali, ma che prenda realmente parte all’azione; 5) un direttore del coro che non sia un segnale luminoso. Costi quel che costi, non darò la mia opera ai Teatri Imperiali e se non mi sarà possibile realizzarla al Conservatorio, non vedrà mai la luce».

Atto primo.Scena prima. Nel giardino dei Larin, mentre la padrona di casa con lanjanjarievoca la sua giovinezza e i suoi amori, le sue due figlie Tat’jana e Ol’ga cantano un duetto (“Slizali l’vy”, ‘Avete udito’) sul testo di una lirica giovanile di Puskin,Il poeta. Arriva un gruppo di contadini per festeggiare la fine del raccolto: offrono un covone alla padrona e intonano due canti popolari, il primo inventato da Cajkovskij (“Boljat moi skorye nozen’ki”, ‘Soffrono le mie veloci gambe’), il secondo tratto da una danza di origine popolare (“Uz kak po mostu-mostocku”, ‘Per il ponte-ponticello’) che le ragazze eseguono ballando in cerchio intorno al covone. Segue un arioso di Ol’ga in cui mette a confronto il proprio carattere spensierato con quello inquieto della sorella (“Ja ne sposobna k grusti tëmnoj”, ‘Non sono incline alla languida tristezza’). Escono i contadini e arriva il poeta Lenskij, vicino di podere e fidanzato di Ol’ga, con un amico, Onegin, di recente trasferitosi da Pietroburgo nel podere di uno zio: i due amici e le due sorelle commentano l’incontro in un quartetto. Poi si formano due coppie: Onegin e Tat’jana conversano allontanandosi mentre Lenskij fa un’appassionata dichiarazione d’amore a Ol’ga (“Ja ljublju vas, Ol’ga”, ‘Vi amo, Ol’ga’). Rientrano Tat’jana, già palesemente innamorata e Onegin che, parlando di sé, introduce la famosa strofa iniziale del poema (“Moi djadja”, ‘Mio zio’).Scena seconda. È notte. Tat’jana non riesce a dormire, chiede allanjanjadi raccontarle dei suoi antichi amori; le confessa poi il suo sentimento per il nuovo ospite e chiede di lasciarla sola con carta e penna. Segue la lunga (dodici minuti) aria della lettera (“Puskaj pogibnu ja”, ‘Mi perderò’): Tat’jana confessa la sua passione totale e assoluta per Onegin, nata dal primo istante e destinata a durare in eterno. È ormai l’alba: lanjanjaritorna e trova Tat’jana ancora sveglia. Nel duetto che segue, mette in guardia la fanciulla dai pericoli delle troppo rapide passioni. Tat’jana chiede allanjanjadi far recapitare la lettera da un nipote.Scena terza. In un angolo del giardino un gruppo di contadine raccoglie bacche cantando una canzone. Entra Tat’jana correndo, si abbandona su una panchina e si dispera per il gesto compiuto. La raggiunge Onegin, che con parole pacate e fredde le rimprovera la mancanza di controllo e le spiega le ragioni del suo rifiuto: certo, se volesse sposarsi, sarebbe la moglie ideale, ma l’inquietudine, l’angoscia gli impediscono qualsiasi unione duratura. Poi le offre il braccio e si allontanano insieme.

Atto secondo.Scena prima. È l’onomastico di Tat’jana e in casa Larin c’è un ballo con la banda militare che suona. Onegin, irritato dalla vacuità degli invitati, decide di corteggiare Ol’ga, facendo ingelosire Lenskij. Monsieur Triquet, istitutore presso alcuni vicini, canta alcunicoupletsin onore della festeggiata. Durante la mazurka, Onegin balla ancora con Ol’ga; poi ha uno scontro con Lenskij che, giunto al limite dell’esasperazione, lo sfida a duello.Scena seconda. In campagna, nei pressi di un mulino, Lenskij aspetta Onegin con il suo secondo Zareckij: presentendo la morte, canta disperato il suo amore per Ol’ga (“Kuda, kuda udalilis”, ‘Dove, dove siete volati’). Arriva Onegin accompagnato, invece che da un secondo, dal suo cameriere Guillot. Tutto è pronto per il duello: Onegin spara per primo e uccide Lenskij.

Atto terzo.Scena prima. Nel salone di un palazzo pietroburghese si sta svolgendo un ballo. Onegin, tornato da poco da una serie di viaggi, in un angolo esprime noia e insoddisfazione per la sua vita vacua. Entra il principe Gremin con Tat’jana, diventata sua moglie e trasformatasi in un’elegantissima dama del bel mondo. Onegin stenta a riconoscerla e chiede di lei a Gremin, suo vecchio amico. In risposta Gremin gli rivela tutta la felicità della sua vita matrimoniale (“Ljubvi vse vozrasti pokorny”, ‘Tutte le età sono soggette all’amore’). Dopo un breve e formale saluto al suo antico amore, Tat’jana, fingendosi stanca, si allontana al braccio del marito. Onegin si scopre innamorato come un ragazzo (“Uvy, somneija net”, ‘Ahimè non ci sono dubbi’) e fugge, deciso a raggiungere l’amata.Scena seconda. In una stanza del palazzo Gremin, Tat’jana legge una lettera di Onegin in cui le dichiara il suo amore. Piange, tormentata dal risvegliarsi in lei della passione. Entra Onegin, le si butta ai piedi: Tat’jana trova la forza di ammettere il suo amore ma di rifiutarlo in nome della fedeltà al marito e dà per sempre l’addio a Onegin.

Rispetto al testo puskiniano, molte sono le omissioni, realtivamente poche le interpolazioni: non a caso Cajkovskij chiama la sua opera ‘scene liriche’. È omesso tutto il primo capitolo, la spensierata vita mondana di Onegin a Pietroburgo, e tutto il settimo, con la visita di Tat’jana ai luoghi oneginiani, dopo il duello e la partenza per Mosca di madre e figlia in cerca di marito (di quest’ultima parte, con l’incontro del fidanzato e la proposta di matrimonio, esiste un abbozzo non realizzato nel primo progetto del compositore). Le principali interpolazioni sono i già ricordati cori dei contadini nella prima scena del primo atto, la parte finale del ballo in casa Larin, con lo scontro tra Onegin e Lenskij, la sfida a duello, il pubblico scandalo (in Puskin la sfida e tutto ciò che ne consegue non avviene al ballo). Nell’ultimo atto, del tutto nuovo è il monologo di Gremin sulla felicità coniugale. Dilatata è l’ultima scena della dichiarazione di Onegin a Tat’jana, con appassionati slanci e trepide confessioni che il testo in versi non conosce. Assolutamente fedele è invece il testo dei tre momenti cardinali: la lettera di Tat’jana, la risposta di Onegin, l’ultimo rifiuto di Tat’jana, dove i versi puskiniani rimangono intatti e dove l’interpretazione musicale cajkovskiana acquista una straordinaria intensità, raggiunge una originalissima, sottile, commossa dimensione psicologica. Estrema coerenza stilistica, sapiente succerdersi di quartetti, quintetti, arie, ariosi e cori, grande intelligenza nel cogliere il tessuto musicale di un’epoca: Cajkovskij, nel suoOnegin, ottiene in parte ciò che Puskin ha ottenuto in pieno, e cioè tradurre in forma lirica (o musicale) il vero sensa di una generazione, la sua storia interiore. Tat’jana appassionata, sincera e tuttavia rigida e coerente nelle sue scelte di vita, Onegin inquieto, ombroso, annoiato, fragile, immaturo, incapace di amare, sempre alla ricerca di nuove prospettive che non realizzerà mai: sono due aspetti della generazione contemporanea a Puskin, due aspetti (il rigido codice morale contro l’indeterminatezza, la depressione, l’oblomovismo) che segneranno i decenni a venire, e di cui Cajkovskij sa dare una lettura sensibile.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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