Al ritorno in patria dopo lo straordinario successo del suo soggiorno americano (1892-95), Dvorák cominciò a interessarsi a temi fiabeschi, che lo indussero alla composizione di vari lavori. Questo particolare carattere connota, oltre ad alcuni poemi sinfonici, anche le sue due opere più note di Dvorák, nate a breve distanza l’una dall’altra:
Il diavolo e Caterinae
Rusalka. Se in
Rusalkail fiabesco si manifesta in forma più sentimentale, nel
Diavolo e Caterinaprevale invece l’elemento comico. Il testo di Wenig, con chiara allusione a Shakespeare a cominciare dal nome della bisbetica Caterina, adattava svariati temi della favolistica tradizionale all’ambiente popolare boemo, prolungando una serie di precedenti fortunate commedie.
Atto primo. Durante una festa in un villaggio, il cattivo carattere di Caterina scoraggia i giovanotti dall’invitarla a ballare; Caterina sfoga i suoi malumori dichiarando che ballerebbe anche col diavolo. Nel frattempo proprio un diavolo, Marbuel, nei panni di un cacciatore, si è intrufolato nella festa, mandato da Lucifero a informarsi sul conto della principessa e del governatore, di cui tutti sono profondamente scontenti. Marbuel dunque balla con Caterina e la invita a seguirlo nel suo castello. Invece, naturalmente, caricatala sulle spalle, la porta con sé all’inferno, scendendo per una botola nel pavimento. Ma i due vengono però seguiti dal pastore Jirka, che ha appena subito l’ultima angheria del governatore; il giovane è deciso a salvare Caterina dall’inferno.
Atto secondo. All’inferno, mentre i diavoli giocano a carte, Marbuel arriva con l’ancor più indiavolata Caterina, capace di mettere a soqquadro l’inferno stesso. Lucifero, ascoltato il rapporto di Marbuel, decide di mettere all’inferno la principessa e di rimandare subito via Caterina. Jirka si offre per la bisogna, e porta via la ragazza danzando.
Atto terzo. Nel castello la principessa è triste per la sua sorte e profondamente contrita; lo scaltro Jirka le offre il suo aiuto in cambio della libertà per i sudditi. Sapendo la fama di cui gode Caterina presso i diavoli, Jirka organizza lo scambio notturno tra le due donne, e quando Marbuel giunge, a mezzanotte, invece della Principessa si trova di fronte Caterina: senza pensarci due volte se ne va a gambe levate e a mani vuote. Ma tutto finisce per il meglio: la principessa si ravvede, Jirka diventa ministro e Caterina riceve in premio la più bella dimora del reame, così finalmente potrà sposarsi anche lei.
Favola leggera e scherzosa,Il diavolo e Caterinasi presenta formalmente come un’opera a numeri chiusi, trattati dall’autore con una particolare attenzione per quei momenti ‘popolari’, in specie cori e danze, che gli permettevano di illustrare al meglio il suo talento di orchestratore. L’impronta sinfonica dello stile teatrale di Dvorák sta qui nella capacità di dare un certo respiro unitario all’arco formale dell’opera con un discreto ma abile ricorso a un tematismo, che rinsalda talune discontinuità strutturali. La vocalità , assenti concertati e pezzi d’insieme e limitati gli slanci lirici, si orienta in conformità col registro ‘basso’ del testo, verso la ricerca di un canto dalle inflessioni vicine alla lingua parlata, tendenza che si nota con particolare pregnanza nei burrascosi dialoghi di Marbuel e Caterina.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi