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Devin du village, Le
Intermezzo in un atto proprio
Musica di Jean-Jacques Rousseau 1712-1778
Prima rappresentazione: Fontainebleau, 18 ottobre 1752

Personaggi
Vocalità
Colette
Soprano
Colin
Tenore
l’indovino del villaggio
Basso
Note
Proprio nel 1752 una chiassosaquerellescuote gli ambienti musicali parigini, chiamando a scegliere tra la tradizione autoctona dellatragĂ©die lyriquee il nuovo teatro comico di origine napoletana, rappresentato esemplarmente dall’intermezzoLa serva padronadi Giovanni Battista Pergolesi. A favore della novitĂ  italiana si schierano con entusiasmo gli enciclopedisti, tra cui Rousseau, tanto competente in campo musicale da pubblicare, nel decennio successivo, unDictionnaire de musique; il filosofo interviene nel dibattito, prima ancora che con unpamphlet(sarĂ  laLettre sur la musique française, 1753), con una propria operina, che esemplifichi i nuovi canoni estetici di cui si fa alfiere.

Il pastore Colin ù stato indotto dalle promesse della signora feudale del luogo ad abbandonare Colette, sua amata, e a preferirle la nobile rivale. Grazie all’abilità dell’indovino del villaggio, fine conoscitore del cuore umano, la ragazza riuscirà tuttavia a riguadagnare l’amore di Colin: l’espediente di far credere che Colette stia concedendosi a un cortigiano provoca infatti la gelosia del ragazzo, che tornerà presto all’amata.

L’intermezzo riscosse grande successo su scala europea: raggiunge l’OpĂ©ra il 1Âș marzo del 1753 (sostituzione dei dialoghi con i recitativi secchi), nell’agosto successivo viene parodiato da Guerville e Madame Favart inLes amours de Bastien et Bastienne(da cui verrĂ  tratto ilSingspiel Bastien und Bastiennedi Mozart), nel 1766 viene trasformato a Londra da Charles Burney (The Cunning Man), mentre nel 1790 approda a New York. La musica di Rousseau unisce curiosamente tratti stilistici dei compositori napoletani, da lui sostenuti con fervore, a elementi caratteristici della tradizione francese. Proprio il rapporto problematico verso questa tradizione si mostra molto fecondo: da un lato Rousseau dichiara di aver composto musica ‘francese’ – e in effetti l’abbondanza dei ritmi di danza e l’inclusione di un vasto apparato di balli e cori festivi, dadivertissement, sono tratti che appartengono geneticamente al costume nazionale; d’altro lato i suoi intenti riformatori emergono chiaramente nella scelta di immediatezza, semplicitĂ  e affabilitĂ  delle melodie, dotate di un carattere ritmico pregnante, che si rifanno in linea diretta al linguaggio buffo napoletano. L’intermezzo Ăš notevole soprattutto per la compattezza di ispirazione e l’unitĂ  stilistica, giĂ  notate all’epoca da Gluck; dopo una sinfonia in tre tempi, di cordiale gioiositĂ , le ariette, le danze e i cori si susseguono quasi sempre su ritmi di danza veloce, dai ritornelli orecchiabili di grande freschezza, mentre le arie lente, di carattere patetico, vengono proposte con grande parsimonia (con l’effetto di risaltare maggiormente, come avviene per l’estenuato, elegiaco languore di Colin in “Dans ma cabane obscure”). Il soggetto rimanda all’ideale rousseauviano dell’incontaminata semplicitĂ  della vita campestre: nell’ambito chiuso del villaggio i protagonisti trascorrono l’esistenza nell’innocenza e nella felicitĂ , finchĂ© non giunge la tentazione di sperimentare il mondo esterno, fonte di corruzione e infelicitĂ . Grazie all’uso scaltro della ragione (delegato a un terzo personaggio, sorta di saggio filosofo di campagna), verrĂ  finalmente coronato il legittimo sogno d’amore dei due ragazzi, archetipi universali di un’umanitĂ  felice, con quei nomi, Colin et Colette, costruiti idillicamente su una stessa radice. Non si tratta piĂč del sogno arcadico di cinquanta anni prima, paradiso stilizzato nell’hortus conclususdell’Accademia: i pastori non sono piĂč intellettuali travestiti con altisonanti, enigmatici nomi greci; Ăš invece l’uomo comune, con i dilemmi della vita e dell’amore, a suscitare simpatia nello spettatore sin dall’esordio, quando Colette lamenta, su una linea di canto di misurata, immediata linearitĂ , la sua tristezza profonda e sincera, mentre un oboe le fa eco, a ricordarci l’ambientazione pastorale della vicenda. Quando, all’altro capo dell’intermezzo, i due amanti saranno felicemente riuniti, la celebrazione della gioia individuale non potrĂ  avvenire che all’interno della comunitĂ  rurale, attraverso una danza che restituisca l’atmosfera pittoresca enaĂŻvedel villaggio.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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