Il testo è tratto assai liberamente da una delle
Moralità leggendariedel simbolista Laforgue: sei ironiche, beffarde e taglienti parafrasi concepite in forma di racconto breve, di altrettanti emblemi e figure della cultura occidentale. Il tema di
Lohengrinè quello di una inaccessibile purezza, vissuta attraverso i sensi di colpa. Il racconto di Laforgue, che ha per titolo
Lohengrin figlio di Parsifal, è formato da due parti: nella prima, che ha luogo durante un plenilunio sulla riva del mare, con un rito corale si accusa Elsa di essere impura; ma il cavaliere sul cigno giunge a salvarla e la sposa, in uno stordimento di campane. Nella seconda, lungo i giardini della costa e tra le stanze dei riti nuziali, ha luogo la prima notte d’amore; ma anziché chiedergli chi sia e donde venga, Elsa manifesta a Lohengrin il proprio carnale desiderio. Ferito nella sua missione ideale, Lohengrin si ritrae e regredisce a una condizione fanciullesca, mentre il suo cuscino si trasforma in cigno; a cavallo di esso Lohengrin si invola verso la luna, donde era venuto, lasciando Elsa in preda al rimorso. Nell’opera le due parti dell’‘azione’ sono invertite, in modo che la notte di nozze (scene prima e seconda) precede l’attesa di Lohengrin (scene terza e quarta). Scopo di tale inversione sarebbe di «accrescere l’incertezza: o il cavaliere ha già abbandonato Elsa, o non l’ha ancora liberata (giungerà mai?)». Il lavoro è definito ‘azione invisibile’ in quanto l’autore, convinto assertore di una teatralità intrinseca alla musica stessa, sostiene che «forza di un linguaggio è la sua stessa capacità di rappresentazione». «In Lohengrin», continua Sciarrino, «la solista, attrice, assume su di sé tutte le funzioni centrali del rappresentare: dalla musica al testo, ingloba personaggi e scena in un unico ruolo. Presupposto di una composizione di tal genere è concepire
la voce, il corpo come universo. E il moto introspettivo che ne consegue riflette l’ambiente esterno quasi a costruire, illusionisticamente, un mostruoso paesaggio dell’anima, di per sé spettacolo autosufficiente». Raffinatissima è la partitura (vincitrice del XXXVI Premio Italia), nella quale dominano tutti gli stilemi tipici del vocabolario timbrico sciarriniano quali armonici, trilli, tremoli, soffi, glissandi.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi