Ă banale consuetudine sottolineare come solo con
CarmenGeorges Bizet raggiunga la piena maturitĂ espressiva, relegando al ruolo di piacevoli â se non ingenui â esperimenti tutte le opere che lâhanno preceduta. Opinione rispettabile, ma non di meno arbitraria; Ăš vero che lâimportanza storica, musicale ed estetica di
Carmenrappresenta un
unicumnella produzione di Bizet (e nella storia del melodramma in generale), ma non si puĂČ negare che anche i
PĂȘcheurs de perlesposseggano una dignitĂ artistica peculiare e specialissima. LâOriente, cosĂŹ spesso vagheggiato in quello scorcio di secolo, soprattutto in Francia (si suole indicare nellâode sinfonica
Le desertdi FĂ©licien David, 1844, il capostipite del genere), fa da sfondo, fascinoso e avvolgente, a una banale storia dâamore, in cui il classico triangolo acquista tinte inusitate: poichĂ© se Ăš vero che Nadir ama appassionatamente LĂ©ila, Ăš pur vero che nutre un affetto incondizionato per Zurga; e se questâultimo soffre per i morsi della gelosia, non ci fa chiaramente capire chi ne sia effettivamente la causa. Illuminanti in questo senso il suo recitativo e aria del terzo atto âLâorage sâest calmĂ©â; piĂč modestamente, LĂ©ila si limita ad amare uno solo dei due.
Atto primo. A Ceylon. I pescatori danzano sulla spiaggia, in attesa di eleggere il loro nuovo capo; la scelta cade su Zurga, che con gravitĂ accetta il compito. Giunge improvvisamente, dopo molti anni di assenza, Nadir (âDes savanes et des fĂŽretsâ), grande amico di Zurga. I due si erano separati poichĂ©, durante un viaggio a Kandy, la cittĂ capitale dellâisola, la visione di una giovane sacerdotessa del tempio di Brahma aveva turbato la loro amicizia; ora che si sono ricongiunti, si promettono eterna fedeltĂ (âAu fond du temple saintâ). Fra le esclamazioni della folla, approda alla spiaggia una barca: conduce la fanciulla, scelta fra altre vergini, che con le sue preghiere dovrĂ vegliare e proteggere il lavoro dei pescatori; la donna Ăš LĂ©ila, la sacerdotessa di Kandy.
Atto secondo. Ă notte. Il gran sacerdote Nourabad ricorda a LĂ©ila il suo ruolo e il suo voto di castitĂ ; la donna si dichiara pronta a rispettarlo e racconta come anni prima, pur di salvare la vita a un fuggiasco, fosse stata pronta a sacrificare la propria. Rimasta sola, LĂ©ila viene raggiunta da Nadir, che lâha riconosciuta; fra i due vi Ăš un tenero scambio di frasi amorose (âTon coeur nâa pas compris le mien!â) bruscamente interrotte da Nourabad che, furente, li denuncia a Zurga e agli altri pescatori.
Atto terzo. Zurga Ăš ora infelice e disperato: Nadir ha tradito ancora una volta la loro amicizia ed egli deve condannarlo a morte. Viene condotta LĂ©ila, che invano tenta di scagionare lâamato; Zurga, al colmo dellâinquietudine, la riconosce: Ăš lei la donna che lâha aiutato quando, fuggiasco, aveva rischiato morte certa. Per salvare i due giovani Zurga decide di incendiare il villaggio e, mentre il popolo e i sacerdoti fuggono terrorizzati, aiuta i due a salire su una barca, contemplando poi, solo e sconsolato, la loro fuga.
Al di lĂ dellâintreccio amoroso, della convenzionalitĂ e della banalitĂ di certi passaggi,Les PĂȘcheurs de perlesrestano un palcoscenico ideale per cantanti dalla eccezionale caratura vocale; in particolare il ruolo di Nadir, tutto giocato sul registro acuto, che il sapiente uso dei cosiddetti âsuoni mistiâ (lâincisione di Gigli della celebre âJe crois entendre encoreâ Ăš esempio probante) puĂČ rendere penetrantissimo e giustamente esotico, Ăš occasione di inarrivabili trionfi per un cantante in grado di padroneggiarlo con sicurezza. Tra le pagine dellâopera particolare risalto hanno i duetti dei protagonisti: quello del primo atto di Nadir e Zurga âAu fond du temple saintâ, purtroppo piĂč volte rimaneggiato (non sempre con esiti felici) dopo la morte dellâautore, e soprattutto quello del secondo di Nadir e LĂ©ila; questâultimo, con le sue languide e insinuanti tinte orchestrali, per certi aspetti anticipa soluzioni utilizzate poi inCarmen. Quanto a languore e sensualitĂ , inarrivabile Ăš anche la coda orchestrale del bel coro âBrahma, divin Brahmaâ, preludio, con la sua atmosfera notturna e misteriosa, allâincantevole aria di Nadir, vago soliloquio alla luce delle stelle; in risalto anche le pagine corali, soprattutto quelle che aprono lâopera con la loro particolare sottolineatura ritmica e lâuso, anche se un poco ingenuo, dei Leitmotive.Les PĂȘcheurssono inoltre un esempio lampante di quanto perniciosi possano essere certi rimaneggiamenti e aggiustamenti della partitura originale. Il finale dellâopera, infatti, scomparso Bizet parve ai contemporanei non abbastanza grandioso e non sufficientemente drammatico; si provvide a modificarlo, aggiungendovi un brutto terzetto e condannando di volta in volta il povero Zurga a perire tra le fiamme o a essere pugnalato dai sacerdoti, laddove lâautore aveva preferito un finale piĂč aperto e sospeso, con Zurga lasciato in vita a contemplare, malinconico, la felicitĂ dei due amanti in fuga. Fortunatamente, nelle ultime rappresentazioni e incisioni discografiche si Ăš preferito tornare al finale originale. Opera intimamente francese, certo, ma anche opera italiana, se Ăš vero che in Francia, dopo le prime rappresentazioni del 1863, la partitura di Bizet venne quasi dimenticata e fu necessaria la mediazione dellâimpresario Sonzogno il quale, durante lâEsposizione universale di Parigi del 1889, presentĂČ, fra le altre, unâopera intitolataI pescatori di perle, con grande sorpresa e, si immagina, imbarazzo dei francesi. Ă anche il caso di ricordare, oltre alla giĂ citata interpretazione di Gigli, quanto taluni grandissimi tenori italiani (De Lucia, Caruso, Tagliavini, solo per citare i piĂč celebri) abbiano contribuito alla fama del ruolo di Nadir.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi