Lâopera andata in scena a Milano nel 1984 è il risultato dellâintegrazione di due differenti atti unici:
Trouble in Tahiti (1952) e
A Quiet Place (1983). In
Trouble il giovane Bernstein aveva voluto rappresentare un quadro autobiografico della propria vita familiare, con delle punte di sarcasmo quasi autopunitivo, mentre
A Quiet Place è una sorta di âventi anni dopoâ, che mette a nudo ulteriori sofferenze.
Atto primo. Parenti e amici sono riuniti per il funerale di Dinah, morta in un incidente automobilistico. Alla cerimonia, che procede con fatica tra discorsi confusi e drinks, arriva anche Junior, figlio nevrotico e omosessuale. Rimasti soli, i familiari si rovesciano addosso anni di rabbia e di risentimenti reciproci, in uno psicodramma che culmina in una colluttazione tra Junior, in preda a una crisi di nervi, e il padre Sam.
Atto secondo. Ă in pratica costituito dalla trama di Trouble: Sam ricorda attraverso dei flashback la propria vita, rievocata dai vecchi diari della moglie. Nella villetta middle-class dellâimmaginaria Suburbia, Sam e Dinah litigano in continuazione; Dinah è annoiata e insoddisfatta della propria vita, mentre Sam è troppo preso dai suoi interessi. I genitori si accordano per andare a vedere la recita scolastica di Junior; in realtĂ , Sam nel pomeriggio partecipa a un torneo, mentre Dinah, in cerca di evasione, va al cinema, dove si proietta un insulso film, Trouble in Tahiti appunto. Alla sera i due si sentono disgustati di se stessi e incapaci di parlarsi con sinceritĂ ; Sam, per superare lâimbarazzo, porta Dinah a vedere un nuovo musical, Trouble in Tahiti.
Atto terzo. Il mattino dopo il funerale, Dede, in giardino, ricorda con tenerezza la madre morta. Accanto a lei a poco a poco si uniscono anche gli altri, in un clima che sembra sereno e positivo, finchĂŠ un nuovo scoppio dâira di Junior sembra rimettere ogni cosa in discussione. Ma alla fine, sfogatisi, tutti sentono che devono provare a comunicare lâuno con lâaltro.
Gli incombenti riferimenti autobiografici hanno un peso forse eccessivo per unâopera che sul âNew Yorkerâ fu definita addirittura ÂŤil Ring americanoÂť. Anche sotto il profilo musicale, Bernstein sacrifica la spontanea ricchezza del suo talento al desiderio di essere accettato come compositore, con un eccesso di eclettismo che ingombra la parte âcontemporaneaâ di tecniche seriali unite al linguaggio be-bop. Non mancano tuttavia numeri di smagliante istinto melodico, come il song di Dinah, in Trouble, che dĂ il titolo al tutto: âA quiet placeâ.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi