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Visualizzazione opere

Telephone, The
ou L’amour à trois Opera buffa in un atto proprio
Musica di Gian Carlo Menotti 1911-
Prima rappresentazione: New York, Heckscher Theater, 18 febbraio 1947

Personaggi
Vocalità
Ben
Baritono
Lucy
Soprano
Note
Su invito della Ballet Society di New York, che intendeva presentareThe Medium, Menotti scrisseThe Telephone, per completare la serata con un contraltare comico. Il breve atto unico, della durata di una ventina di minuti, venne prodotto in seguito anche dall’Ethel Barrymore Theater di Broadway, a partire dal 1º maggio 1947 (insieme alla versione ampliata diThe Medium), con un successo che si protrasse per centinaia di repliche; in tournée, insieme aThe Medium, fu rappresentato in Europa fin dal 1948 (Londra, Parigi) e in seguito si rivelò particolarmente adatto, per la semplicità di allestimento, a essere abbinato alle opere più diverse (da Hindemith a Bernstein). In Italia venne presentato al Festival internazionale di musica di Venezia (1948), in coppia con il dodecafonicoIncubodi Riccardo Nielsen: Barblan parlò di una «partitura spregiudicata, saporita e monellesca», che «riesce a far stare allegri dopo un primo momento di repulsione», anche se non sembrò «appropriata nella impegnativa sede veneziana». L’opera riscosse inoltre successo, ancora conThe Medium,nella produzione statunitense dell’Orchestra della Settima armata (Firenze 1955).

Al termine di un vivace preludio, il sipario si leva sull’arrivo di Ben a casa di Lucy. Egli deve partire tra breve e, dopo averle dato un regalo, la informa di avere qualcosa di importante da dirle. Suona però il telefono, e Lucy si intrattiene a lungo e piacevolmente con l’amica Margaret. Ben riprende il suo discorso, ma il telefono suona ancora: è qualcuno che ha sbagliato numero. Ben riprova a parlare, ma ormai si sta facendo tardi; Lucy, premurosa, telefona per sapere che ora è. Ben, sempre più nervoso, tenta di riprendere il discorso, ma viene interrotto da un’altra telefonata: è George, che parla a Lucy con tono arrabbiato; sconvolta, Lucy si allontana piangendo, mentre Ben è assalito dalla tentazione di tagliare i fili del telefono. Lucy torna in tempo per proteggere l’amato oggetto: vuole chiamare subito l’amica Pamela per confidarsi con lei, mentre Ben, ormai disperato, se ne va. Lucy è rimasta sola nel silenzio della casa. Fuori si intravvede Ben, in una cabina telefonica, che compone il numero di Lucy: riesce finalmente a parlarle e a chiederle di sposarlo.

Su una spassosa trama, in cui le telefonate (durante le quali si sente solo la voce di Lucy, tranne che nell’ultima) si inseriscono come ‘pezzi chiusi’, Menotti presenta una garbata satira di uno dei piccoli vizi del nostro tempo: la logorrea telefonica. Il telefono è un vero e proprio personaggio della commedia: emette arpeggi pianistici quando si compone il numero, e suona come un bambino che chiama aiuto quando Ben si avvicina per tagliare il filo. La grande protagonista è Lucy, che gorgheggia in arie che ricordano quelle dello Stravinskij neoclassico, terminando con una coloratura, quando parla con Margaret; oppure canta accompagnata da arpeggi di un romantico clarinetto, quando si confida con Pamela; termina invece su un valzerino politonale il duetto con Ben, raccomandandogli di non dimenticare mai il suo numero di telefono. Il povero Ben deve accontentarsi di balbettii frammentari: consola con un’aria elegiaca l’amata offesa da George, ma anche nella sua ‘dichiarazione telefonica’ è sopraffatto dall’esuberanza vocale di Lucy. Un’orchestra sempre molto presente e vivace accompagna, in un contesto quasi interamente tonale, gli slanci melodici della protagonista, tipici dello stile di Menotti.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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