Lâopera segna lâultimo vero successo delle âOffenbachiadiâ, termine con il quale venne indicato spiritosamente quel periodo della vita del Secondo Impero indissolubilmente legato ai valzer e ai
cancandi Offenbach: due anni piĂč tardi la guerra avrebbe infranto lâillusione di una vita felice e spensierata; le operette di Offenbach sarebbero rimaste sulla scena ancora a lungo, ma lâincantesimo, la totale comunione di vedute tra quella societĂ e il suo cantore era infranta per sempre. Forse presentendo i futuri avvenimenti,
La PĂ©richoleĂš piĂč una fiaba, ambientata nellâesotico PerĂč, che una sferzante satira sociale; Meilhac e HalĂ©vy trassero spunto, alla lontana, da una
piÚcedi Prosper Mérimée,
Le Carrosse du Saint-Sacrement(1828), ispirata a sua volta a un personaggio realmente esistito, lâattrice peruviana MicaĂ«la Villegas, detta la PĂ©richole (Jean Renoir ne trasse un famoso film con Anna Magnani,
La carrozza dâoro).
La protagonista Ăš una bella e povera cantante di strada che, insieme al suo compagno Piquillo, diletta i passanti con le sue canzoni (ad esempio con ilcomplainte LâEspagnol et la jeune indienneo con lasĂ©guedille Le Muletier et le jeune personne). Innamorata del suo amico, ma stremata dalla miseria, la PĂ©richole non resiste alle profferte amorose di Don AndrĂšs, vicerĂ© di Lima, e abbandona Piquillo, scrivendogli una lettera alla maniera che sarĂ di Manon a Des Grieux (âO mon cher amantâ). Ma unâusanza vuole che lâamante del re abbia marito. E chi viene scelto per tale incarico? Lâinconsapevole Piquillo: completamente ubriaco, acconsente a questâunione, che la PĂ©richole accetta a sua volta, ben felice di ricongiungersi a lui. Ma, a matrimonio avvenuto, Piquillo scopre lâorribile veritĂ : ha sposato la favorita del re; offeso e deluso, ripudia la donna con una grande aria di sdegno (ronde de bravoureâĂcoute, ĂŽ roi, je te presenteâ), unâevidente parodia dellaFavoritedi Donizetti, della quale vengono riprese anche alcune battute del libretto. Don AndrĂšs dĂ allora ordine che Piquillo venga imprigionato, nella cella che spetta ai mariti recalcitranti (rondĂČdes Maris rĂ©...). Mentre egli langue in prigione, la PĂ©richole lo raggiunge, confessandogli che preferisce morire di fame con lui piuttosto che essere ricca col vicerĂ© (âTu nâest pas beauâ). I due amanti, riconciliati, riescono a sottrarsi alle catene, con lâaiuto di un vecchio prigioniero e grazie allâastuzia della PĂ©richole, che attira il carceriere (in realtĂ il vicerĂ© travestito) con un tranello. Ritornati alla loro vita di saltimbanchi, si imbattono nuovamente in Don AndrĂšs, ma con una canzone improvvisata riescono a ottenerne il perdono.
La PĂ©richoleunisce a un certo colore esotico tutti gli elementi consueti di Offenbach: la satira del potere (Don AndrĂ©s e le sue smanie amorose), dei cortigiani imbelli (Piquillo Ăš lâunico a ribellarsi alla tradizione) e pure la satira dellâopera seria, come si vede nelle scene del riconoscimento e della prigione. In questâultima, allâappassionata confessione dâamore della PĂ©richole fa da contraltare il duetto seguente, nel quale i due amanti ripetono meccanicamente, a ritmo velocissimo, le parole «Et caetera, et caetera. FelicitĂ ! FelicitĂ !». Un altro esempio dellâironia di Offenbach Ăš il rondĂČdes Maris rĂ©..., un valzer in cui al ritmo accattivante si accompagna lâuso buffonesco delle parole: un procedimento caro al musicista, che lo aveva giĂ brillantemente impiegato nellaBelle HĂ©lĂšne. Il ritornello suona infatti cosĂŹ: «Aux maris rĂ©..., aux maris cal..., aux maris ci..., aux maris trants, aux maris rĂ©calcitrants». Su tutto comunque aleggia un clima da fiaba; verso la bella PĂ©richole e il coraggioso Piquillo Offenbach ha la stessa condiscendenza mostrata verso i musicisti daboulevard, il suono dei cui organetti Ăš rievocato nelle due canzonette iniziali. La prima,LâEspagnol et la jeune indienne, contiene un ritornello che fece furore allâepoca, anche perchĂ© si prendeva gioco del favore di cui godevano a corte i connazionali dellâimperatrice Eugenia:Il grandira, car il est Espagnol, crescerĂ , perchĂ© Ăš spagnolo.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi