La scrittrice americana Lilian Hellman, divenuta nota negli anni Trenta con lavori teatrali e sceneggiature cinematografiche, colse il più strepitoso successo della carriera a Broadway, con la commedia
The Little Foxes(1939), da cui William Wyler derivò anche il celebre film con protagonista Bette Davis. La Hellman e il compositore di origine ebreo-russa Marc Blitzstein – anch’egli figura artistica di spicco nel clima del New Deal – avevano lavorato insieme già nel 1937 per un documentario sulla guerra civile spagnola, essendo entrambi attivi esponenti dei movimenti della sinistra americana; subito dopo la guerra, Blitzstein compose anche le musiche di scena per una sorta di antefatto della vicenda di
Little Foxes. Venne facile dunque al musicista pensare al grande successo della Hellman, quando nel 1946 la Fondazione Koussevitzky gli commissionò un’opera teatrale, la cui composizione venne portata a termine, tra molte discussioni con l’autrice e vari ripensamenti, dopo tre anni (ma solo nel 1958 nella sua versione ultima).
Reginaè, come disse Leonard Bernstein, «un dolce valzer che stempera i versi più velenosi che uomo conosca».
Nell’Alabama razzista di inizio secolo. La vicenda ruota attorno agli intrighi tra i membri della famiglia Giddens: Regina è il personaggio che lotta con maggior durezza per la propria affermazione. La vicenda è intessuta di conflitti che si scatenano per motivi di interesse, nel disprezzo più assoluto di qualunque ragione umana e nello sfruttamento dispotico della gente di colore. Regina non esita né a ricattare i suoi fratelli, Ben e Oscar Hubbard – non meno di lei pronti a qualunque colpo basso – né a sacrificare i sentimenti della figlia Alexandra, promettendola in sposa al cugino Leo per motivi d’affari, e neppure a salvare il proprio marito Horace, lasciandolo morire in preda a una crisi cardiaca quando egli si oppone ai suoi progetti. Il castigo di tanta spietata durezza d’animo è la solitudine che la aspetta, quando Alexandra trova la forza di sottrarsi al carattere dominatore di Regina e di abbandonare la casa.
Opera sfortunata, con l’ambizione di definire un genere di teatro musicale popolare, ma di alto profilo artistico,Reginaè, assieme aThe Cradle will Rock(1937), la più alta testimonianza del talento di un compositore dalla musicalità felicissima. Portato dalla sua indole a una cantabilità sempre molto originale, Blitzstein non solo compose per quest’opera alcuni numeri melodici memorabili, come il duetto tra Horace e Regina nel secondo atto o l’aria di Birdie nel terzo, ma fu anche abile drammaturgo musicale, come dimostra la grande scena del ricevimento alla fine del secondo atto. Il suo stile è intessuto di elementi di varia provenienza, tra cui fondamentale è la musicabluese jazz, che svolge un ruolo predominante nel prologo, tanto che Aaron Copland poté dire di lui che fu «il primo compositore americano a inventare un idioma musicale nativo».
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi