In
Mes Souvenirslâintero racconto lasciatoci da Massenet riguardante la genesi di
Le jongleur de Notre-Dame, risulta oggi inesatto, in specie riguardo alle date dâinizio e fine composizione. Lâincontro con il librettista Maurice LĂ©na, professore allâuniversitĂ di Lione, convocato a Egreville per eventuali correzioni al testo, non avvenne infatti nella primavera del 1900, secondo quanto viene riportato dai
Souvenirs, ma nella primavera del 1899, data dâinizio della composizione. CiĂČ viene confermato non soltanto dal fatto che Massenet mostrerĂ la partitura completamente orchestrata e la sua riduzione per canto e pianoforte giĂ stampata a LĂ©na il 14 agosto 1900, ma anche dallâannotazione presente nellâautografo dellâopera: «Deo gratias! Felicitas! Amen! [...] Egreville 1899-1900». E nel corso di unâintervista rilasciata a un giornale Massenet dichiarĂČ: «Ho scritto unâopera in cui ho messo tutto quanto il mio cuore possiede in amore, fede, tenerezza, unâopera di arte pura, di arte elevata, per cui avevo sognato un teatro dove avrei potuto dar libero corso alle mie aspirazioni artistiche senza essere preoccupato delle esigenze, ahimĂš, naturalissime, di un pubblico abituato a certe formule»; Ăš cosĂŹ che quando Gunsbourg, direttore del ThĂ©Ăątre de lâOpĂ©ra di Montecarlo, gli presenta lâinvito per unâopera nuova da rappresentare nel suddetto teatro, Massenet candida subito
Le jongleur, che va in scena il 18 febbraio 1902, riscuotendo il consenso del pubblico. Anche la stampa locale acclama favorevolmente lâevento; nel maggio del 1904
Le jongleurviene dato a Parigi allâOpĂ©ra-Comique (la critica avalla il successo monegasco) e nellâottobre 1905 al Teatro Lirico di Milano, con lâinterpretazione straordinaria di Titta Ruffo per la parte di
frĂšreBoniface. La leggenda del giullare di Notre-Dame appartiene al
corpusdella letteratura francese medioevale dâispirazione religiosa. Ne parla Gautier de Coincy (1177-1236), autore di quegli ottanta
Miracles de la Sainte-Vierge, in cui figura la storia del «Tombeor de Notre-Dame». Un testo con ugual titolo era stato poi pubblicato nel 1873 a cura di Wilhelm Förster nella rivista di lingua romanza âRomaniaâ, diretta da Paul Meyer e Gaston Paris. Questâultimo in seguito ne farĂ unâattenta analisi nella sua
LittĂ©rature française au Moyen Age. Inoltre Anatole France proporrĂ di nuovo lâargomento realizzando un breve racconto, in parte erudito e ironico, inserito nella raccolta
Lâetui de nacre(1892). Probabilmente Ăš da France che Maurice LĂ©na desume lâidea per un libretto, integrandolo con inserimenti dâaltra fonte.
Ă giorno di mercato e di festa nella piazza davanti allâAbbazia di Cluny. Jean, un giullare povero, cerca di guadagnarsi qualche soldo con il suo repertorio di giochi e canzoni. La folla lo dileggia e chiede con insistenza che intoni un inno, lââAlleluja del vinoâ. In quel momento esce dallâabbazia il priore, arrabbiato per questo canto scandaloso e rimprovera Jean invitandolo a una vita migliore, forse nel suo convento, dove potrĂ fare penitenza. Jean lo segue senza esitazione. I monaci trascorrono le loro giornate pregando e lavorando; ognuno di loro onora la Vergine con lâarte in cui eccelle, chi dipingendone e scolpendone le sembianze, chi cantandone le lodi in versi aulici e in musica togata. Jean Ăš afflitto perchĂ© non sa cosa dedicare alla Vergine, finchĂ© un giorno egli riveste segretamente lâantico costume giullaresco e davanti allâaltare saltella giulivo sui ritmi e le melodie di vecchie canzoni erotiche e guerresche. Sorpreso dai monaci scandalizzati, sta per essere fermato, quando improvvisamente avviene il miracolo: la statua della Madonna si anima e benedice Jean, che spira in una dolce estasi. I frati si inginocchiano: «Beati gli umili», recita il priore, «perchĂ© vedranno Dio».
Le jongleur de Notre-Dameha una collocazione particolare nel panorama operistico massenettiano. Lo possiamo facilmente inserire entro il filone neogotico-medioevaleggiante insieme aEsclarmonde, La terre promise, GrisĂ©lidis, Amadis, contrapposto a quello naturalistico diManon, Werther, Navarraisee a quello esotico orientaleggiante diLe roi de Lahore,Herodiade,ThaĂŻs. Ilgothic revivalha origini inglesi: gli scritti di Pope, Walter Scott, Thomas Gray, Horace Walpole, sono alla base di una rivalutazione dei modelli medioevali rispetto a quelli classici. In Francia lo stile neogotico viene ufficialmente riconosciuto nellâEsposizione universale del 1877 e rilanciato specialmente dal 1880 in poi, con lâaffermarsi del liberty e dellâArt Nouveau. Nellâambito musicale conta delle singolari presenze sia in Francia che in Italia:HamleteFrançoise de Riminidi Thomas,Gwendolinedi Chabrier,Fervaaldi dâIndy,PellĂ©asdi Debussy,IsabeaueParisinadi Mascagni,Lâamore dei tre redi Montemezzi,Francesca da Riminidi Zandonai fino a Busoni, Pizzetti e Respighi. Per quanto riguarda Massenet la rievocazione del mondo medioevale avviene in due modi, lâuno come recupero di un medioevo romanzesco alla Victor Hugo, alla Flaubert, oscuro, grottesco, deforme e sicuramente nordico, lâaltro come memoria nostalgica di un ambiente cortese, felice, popolato da donne e cavalieri, datrobadoursejongleurs. Bisogna sottolineare che in Francia, alla fine dellâOttocento, ma ancor di piĂč allâinizio del Novecento, sorge un grande interesse per la musica del Medioevo, che viene attentamente studiata e valorizzata da compositori come FaurĂ© e Debussy, ma anche da Massenet, specialmente in questâopera, per cui lâautore dimostra di aver raccolto abbondante documentazione musicale, piĂč o meno dâepoca, proponendola ora citata, ora rielaborata. Nellâopera notiamo elementi profani che si mescolano a quelli sacri: dal fanatismo superstizioso delle folle, dai quadretti umoristici dâambiente e di carattere alle scene di ascetismo, dal canto ecclesiastico ornato di melismi (come lâAndantino di frate Boniface âPour la Viergeâ), da forme responsoriali e imitative a morbide armonie di un galante o lascivo sentimentalismo. La rievocazione medievalistica attuata da Massenet Ăš assolutamente fedele, nel rispetto sia dellâambiente, dellâepoca cui Ăš riferibile lâazione (inizio XIV secolo), sia dei ruoli: Jean fa il giocoliere di professione, pertanto non essendotroubadour, la sua attivitĂ musicale si limita allâesecuzione di testi altrui e non alla creazione. Dopo il preludio, solenne e maestoso, ornato di acciaccature e trilli come unâouverture di Bach o di HĂ€ndel, nella scena del mercato, le grida dei mercanti sono assolutamente originali: «Poireaux navets, fromage de crĂšme, pruneaux de Tours, choux blancs, la bonne sauce, Ă la fraise nouvelle»; tutti presenti nellachanson Cris de Parisdi Janequin. Inoltre labergerettedella folla Ăš una forma popolare arefrainin voga proprio tra il Trecento e il Quattrocento. Jean suona la viella, strumento tipico deijongleurs. LââAlleluja del vinoâ Ăš stata composta da Massenet dopo uno scrupoloso studio dellechanson farciesoĂ boiredei trovatori. Il mottetto a quattro voci âAve coeleste liliumâ, che i monaci sono intenti a provare, deriva da una sequenza che veniva eseguita nel giorno dellâAscensione e la cui fonte Ăš San Bonaventura.La Legende de la saugeâMarie, avec lâenfant JĂ©susâ narrata da frate Boniface a Jean, Ăš un bellissimo Andante lento, che si apre con un tema dolente, mesto, di inflessione berlioziana, accompagnato da tremoli su cui si imposta la voce che inizia il suo racconto con un declamato. Il testo di questa composizione Ăš tratto da una canzone pubblicata da AmĂ©dĂ©e de Ponthieu nelleFĂȘtes lĂ©gendaires. Anche nel terzo atto, quando Jean riveste il suo vecchio abito da giullare e inizia a cantare, intona dellechansonsdâepoca: quella âdes hommes dâarmesâ di matrice cinquecentesca, laBelle Doettee laBelle Erembourg, tutte stilnovo, eLe jeu de Robin et Mariondi Adam de la Halle (ca. 1283).La bourrĂ©e de chez nous, in ritmo binario originario della Linguadoca o della bassa Alvernia, travolgele jongleurin una danza frenetica tanto da farlo cadere spossato, privo ormai di forze: Ăš il momento del miracolo. Lâatmosfera di santitĂ e purezza, giĂ presente nella dolce preghiera âVierge, mĂšre adorableâ intonata poco prima dal protagonista, ora raggiunge il parossismo. Una luminositĂ celestiale avvolge il coro di voci angeliche e sottolinea il momento estatico: la religiositĂ semplice, ma autentica di Jean lo ha salvato.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi