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Silbersee, Der
(Il lago d’argento) Fiaba invernale in tre atti di Georg Kaiser
Musica di Kurt Weill 1900-1950
Prima rappresentazione: Lipsia, Altes Theater, Erfurt, Stadttheater e Magdeburgo, Stadttheater, 18 febbraio 1933

Personaggi
Vocalità
Fennimore
Soprano
il barone Laur
Baritono
la signora von Laub
Mezzosoprano
l’agente della lotteria
Tenore
Olim
Baritono
Severin
Tenore
un giovane
Baritono
un giovane
Basso
un vigile
Recitante
una commessa
Mezzosoprano
una commessa
Soprano
Note
Il drammaturgo Georg Kaiser (1878-1945) era stato il librettista della prima opera di Kurt Weill (Der Protagonist, Il protagonista, Dresda 1926) e dell’atto unicoDer Zar läßt sich photographieren(Lo zar si fa fotografare, Lipsia 1927), prima di collaborare un’ultima volta con il compositore inSilbersee. Weill gli era particolarmente legato: aveva vissuto per un periodo presso Kaiser, conoscendovi sia Lotte Lenya, sua futura moglie, sia Iwan Goll e Bertolt Brecht, suoi futuri collaboratori, l’ultimo dei quali sarà, come noto, determinante per la sua evoluzione operistica. Kaiser, fedele al suo credo espressionista, concepisce un’utopia sulla nuova umanità ancora di là da venire, che, alla pari della critica sociale e delle posizioni politiche di Brecht, trovava in Weill il compositore congeniale in grado di conferire loro una veste musicale oltremodo icastica.

Severin, povero e affamato, ruba un ananas, simbolo dell’irraggiungibile benessere, e viene ferito gravemente dal vigile Olim; questi, pentito, lascia la polizia, vince alla lotteria e va a vivere in un castello, dove accudisce Severin, ridotto su una sedia a rotelle, temendo peraltro la sua vendetta, poiché egli non conosce l’identità di chi l’ha ferito. Quando però Olim perde tutto, i due, rappacificati, in un’apoteosi miracolosa si avvicinano al Silbersee, luogo in cui si può intravedere qualcosa di simile a una comune, in cui tutti gli uomini sono fratelli.

Composto durante l’autunno 1932 e rappresentato – con grande successo, poi contrastato dai nazisti – nell’inverno del ’33,Der Silbersee, con il suo sottotitolo shakespeariano ‘Ein Wintermärchen’ (Una fiaba invernale), non poteva non far pensare al poema satiricoDeutschland, ein Wintermärchendi Heinrich Heine (1844). Il titolo rimanda invece al popolare romanzowestern Der Schatz im Silberseedi Karl May, che fu una sorta di ‘Salgari tedesco’: ma gli ammiccamenti di fronte ai drammi della crisi economica e dell’enorme disoccupazione, e al pericolo della dittatura, sono meno ironici e corrosivi di un tempo. L’incisività dei sedici numeri musicali è minore rispetto allaDreigroschenoper, pur mantenendone lo stile tipico e riconoscibilissimo deisongs(il ‘pezzo forte’ dovrebbe essere la ballata in cui si narra l’uccisione di Cesare, “Rom hieß eine Stadt”). FormalmenteDer Silberseeè un ibrido tra una commedia in prosa e unSingspiel, ma la difficoltà dei numeri di canto – importanti anche gli interventi del coro, spesso abbinati a imponenti ostinati dell’orchestra – è tale da far preferire cantanti professionisti che sappiano recitare ad attori in grado anche di cantare. L’orchestra prevede non meno di trenta musicisti, peraltro ridotti a cinque da Boris Blacher in occasione di una ripresa berlinese (1955); anche l’adattamento della New York City Opera (1980) si è rivelato filologicamente alquanto opinabile, sicché l’autenticoSilberseevenne recuperato solo dal Musiktheater im Revier di Gelsenkirchen (1988); la produzione discografica dell’anno seguente, nella versione di Josef Heinzelmann, è caratterizzata dalla presenza di un narratore, che riduce il numero dei dialoghi solo parlati.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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