Lâidea di unâopera tratta dal piĂš famoso monumento poetico del periodo kieviano (X-XI sec.) della letteratura russa antica venne a Vladimir Stasov, lo studioso che seguĂŹ da vicino (e spesso ispirò) il lavoro del âmucchio possenteâ, durante una serata a casa della sorella di Glinka, Ljudmila Ĺ estakova, nel 1869. La storia del principe sconfitto dai Polovcy forniva tuttavia ben poca materia per unâopera e Stasov aggiunse episodi da lui inventati o tratti da altre fonti storiche, come la
Cronaca dei tempi passati. Borodin cominciò subito a comporre alcuni frammenti, senza seguire lo schema previsto (lâarioso di Jaroslavna, la seconda scena del primo atto, la cavatina di Koncakovna nel secondo), poi, sia per una certa perplessitĂ sul materiale fornitogli da Stasov, sia per incertezze e difficoltĂ creative abbandonò il lavoro nel marzo 1870, dedicandosi alla
Seconda Sinfoniae al progetto di unâopera collettiva,
Mlada, scritta in collaborazione con Musorgskij, Rimskij-Korsakov, Kjui a cui trasferĂŹ parte dei frammenti di
Igor. Fallito il progetto, nel 1874 Borodin riprese il lavoro su
Igor, che continuò fino alla morte, senza ultimarlo: orchestrò solo alcuni frammenti per esecuzioni in concerto, il resto rimase incompiuto. Rimskij-Korsakov si incaricò di portarla a termine e operò con lâaiuto prima di Ljadov poi del giovane Glazunov, vicino a Borodin negli ultimi anni e dotato di sorprendente memoria. Fu lui infatti a ricostruire lâintero terzo atto, di cui rimanevano solo pochi frammenti, e lâouverture. Il lavoro di Rimskij-Korsakov e Glazunov (che andò in scena tre anni dopo la morte di Borodin) fu da molti criticato, soprattutto da Pavel Lamm, che, sulla base di una attenta analisi,degli spartiti (peraltro ancora inediti), accusò i due compositori di aver travisato molti passaggi dellâoriginale.
Prologo. Nonostante i presagi sfavorevoli e le preghiere della giovane moglie Jaroslavna, il principe Igor parte con il suo esercito da Putivlâ per una spedizione punitiva contro la tribĂš dei Polovcy che minacciano i commerci della cittĂ .
Atto primo.Scena prima. Il principe Galickij, fratello di Jaroslavna, conduce vita dissoluta, beve, rapisce una fanciulla per il suo piacere, si circonda di perdigiorno (âGreĹĄno taitâ: ja skuki ne ljubljuâ, âBisogna ammetterlo: io non amo la noiaâ) e si prende gioco di Jaroslavna che disapprova il suo comportamento. Un gruppo di ragazze protesta per il rapimento di una di loro (âOj, lichonâko! Oj, gorjuĹĄko!â, âO sfortuna! O sciagura!â) e viene cacciato. I cortigiani, prima intimoriti dalla riprovazione di Jaroslavna, cantano le lodi di Galicyn: vorrebbero averlo come principe al posto di Igor.Scena seconda. Jaroslavna, nella sua camera, è angosciata per Igor e turbata da sogni tormentosi (âNemalo vremeni proĹĄloâ âNon molto tempo è passatoâ). Giungono le fanciulle che denunciano il comportamento di Galicyn. Galicyn arriva e le aggredisce, deride la sorella che lo rimprovera, ma alla fine accetta di lasciar libera la ragazza che ha rapito e se ne va. Arriva un gruppo di boiari con una terribile notizia: Igor e il figlio Vladimir sono stati catturati dai Polovcy. La città è in allarme: lâesercito dei Polovcy sotto la guida di Khan Gzak sta per attaccare Putivlâ.
Atto secondo. Nellâaccampamento dei Polovcy, un gruppo di ancelle intrattiene con un canto e una danza la figlia del Khan, Koncakovna (âNa bezvodâie, dnĂŤm na solnce vjanet cvetikâ, âSenza acqua, di giorno il fiorellino appassisce al soleâ). Koncakovna attende con impazienza lâincontro dâamore con il figlio di Igor, Vladimir (âMerknet svet dnevnojâ, âSi spegne la luce del giornoâ); frattanto ordina alle ancelle di dar da bere ai prigionieri russi che tornano dal lavoro scortati da Ovlur. Vladimir, spiato da Ovlur, arriva alla tenda di Koncakovna, impaziente di abbracciarla (recitativo e cavatina âGde ty gdeâ, âDove sei, doveâ): la fanciulla appare e insieme cantano il loro amore (âTy li, Vladimir mojâ, âTu, mio Vladimirâ). Si nascondono allâarrivo di Igor, che, logorato dalla prigionia, pensa allâamata Jaroslavna (âNi sna, ni otdichaâ, âNĂŠ sonno, nĂŠ riposoâ). Ovlur, sempre in agguato, gli si avvicina e gli propone la fuga. Igor prima rifiuta, poi è tentato, ma è distolto dai piani di Ovlur dallâarrivo del Khan Koncak, che gli dimostra grandi attenzioni, gli propone la libertĂ in cambio di unâalleanza. Igor rifiuta. Koncak ordina alle ancelle di intrattenere i prigionieri con canti e danze.
Atto terzo. Lâesercito guidato dal Khan Gzak ritorna da Putivlâ con altri prigionieri russi, (marcia dei Polovcy) tra il tripudio dei Polovcy e del Khan Koncak (âNaĹĄ mec nam dal pobeduâ, âLa nostra spada ci ha dato la vittoriaâ). I prigionieri russi, umiliati dalla nuova sconfitta, esortano Igor ad accettare la proposta di fuga di Ovlur. I Polovcy bevono e danzano alla vittoria (âPodoben solncu Khan Koncakâ, âĂ simile al sole il Khan Koncakâ). Koncakovna, informata del piano di fuga di Igor, irrompe disperata, nella speranza di trattenere Vladimir e avvisa i suoi. Igor fugge, i Polovcy minacciano Vladimir ma Koncak lo difende e benedice lâunione di lui con la figlia.
Atto quarto. Sugli spalti di Putivlâ, Jaroslavna piange il destino di Igor (âAch, placu ja gorâkoâ, âAh, piange amaramenteâ). Al suo lamento si aggiunge quello della gente di Putivlâ che piange sulla cittĂ distrutta. Jaroslavna è distratta da un improvviso scalpitare di cavalli: riconosce da lontano Igor e gli si butta tra le braccia (âOn-moj sokol jasnyjâ, âĂ lui, il mio bianco falcoâ). Le campane suonano a stormo per annunciare il ritorno del principe e il popolo si raduna in festa (âZnatâ, Gospod molâby usliĹĄal, âEcco che il Signore ha ascoltato le nostre preghiereâ).
Nonostante la complessita e la convenzionalitĂ dellâintreccio, che sembra adatto al primo Settecento piĂš che alla fine dellâOttocento,Il principe Igorè unâopera di grande interesse grazie al talento di Borodin, che rifiuta lo stile ârecitativoâ propugnato dal âmucchio possenteâ e si volge invece a una linea melodica piĂš ampia, lirica e cantabile. ÂŤSecondo il mio parereÂť â scrisse il compositore â ÂŤnellâopera i dettagli, le minuzie, le piccole forme non dovrebbero esistere, tutto deve essere composto secondo formule ampie, chiare, di facile esecuzione. Le voci devono essere portate in primo piano, mentre lâorchestra in secondo.Âť Due dunque i pregi maggiori dellâopera: le grandi arie di tutti i protagonisti, Igor, Jaroslavna, Koncak, Vladimir, Koncakovna e Galicyn (che ebbe come interprete, nella leggendaria esecuzione parigina del 1909, organizzata da Djagilev, il grande basso Ĺ aljapin), arie di straordinaria vitalitĂ , di originalissima intelligenza musicale, con un impiego della vocalitĂ sorprendente (ad esempio un contralto per il ruolo della giovane innamorata, la Koncakovna), pur innestato sulla tradizione nazionale. Altro pregio: la novitĂ dei temi âorientaliâ (le danze delle fanciulle polovesiane, la marcia dei guerrieri ecc.) ottenuta, dopo attenti studi sulle testimonianze musicali del folklore polovesiano, con ritmi languidi, forti e leggeri insieme, esuberanti, impetuosi e sensuali.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi