La scelta di un autore come Pierre Louÿs fu per Zandonai il frutto dell’indicazione di una precisa scelta: quel decadentismo ‘a maglie strette’, fortemente suggestivo anche quando ‘pasticciato’ negli incroci con un crudo realismo, che fu a suo modo una bandiera letteraria dei primi anni del secolo.
Conchita che a Siviglia – guarda un po’ – fa la sigaraia, non vuol amoreggiare con Mateo (che, perché ricco, non le par sincero), che, invece, vorrebbe con lei. Ma il buon Mateo di nascosto dà denaro alla madre di Conchita. E tuttavia Conchita di quella vitaccia non ne può proprio più, e allora si mette a fare la ballerina di flamenco; procedendo sulle sue tracce, Mateo la ritrova e vorrebbe salvarla da quella che gli pare un’esistenza non degna e le offre una condizione onorevole, nonché una ricca casa. Ma Conchita, siccome lui è ricco e perciò non le par sincero, per metterlo alla prova fa finta (quante ne sa...) di trovarsi un amante. Quando lo vede geloso, crede alla sua sincerità e proclama come quella gelosia le paia amore.
All’atmosfera sensuale del romanzo di Louÿs, uno dei vertici del decadentismo francese, l’ancor giovane Zandonai appone, come sempre in seguito, una partitura ricchissima, sapiente e lucida per strumentazione e generale efficacia. Ancora carico di suggestioni tardoromantiche, d’altro canto di particolare pertinenza alle circostanze del libretto, l’autore mostra, come in un paradigma, quelle che saranno le sue capacità , destinate a maturare inFrancesca da Riminie neiCavalieri di Ekebù.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi