Le due parti degli intermezzi vennero eseguite nei due intervalli tra gli atti dell’
Adriano in Siriadi Pergolesi, rappresentato in occasione del compleanno della regina Elisabetta di Spagna. È questo uno dei casi esemplari in cui la bellezza, la vivacità e il talento comico della musica riscattano pienamente un testo volgare, di deprimente mediocrità .
La vicenda ruota attorno alle maldestre imprese truffaldine di Tracollo che, da pessimo ladro qual è, tenta invano di imbrogliare Livietta. L’uomo si presenta sempre camuffato (prima da ‘polacca’ e quindi da astrologo) e viene puntualmente smascherato dalla astuta ragazza. Tuttavia, nonostante la completa inverosimiglianza delplot, i due finiscono per giurarsi eterno amore.
Il testo, in cui intervengono come interlocutori silenziosi due altri personaggi, non è che un canovaccio per la rappresentazione di alcune situazioni tipiche del teatro comico, quali i travestimenti: situazioni che a loro volta consentono una caratterizzazione musicale di particolare efficacia, o come parodia di luoghi comuni dell’opera seria, o attraverso una serie di effetti onomatopeici. Così il protagonista, per muovere alla commozione, si presenta con la sua prima aria (dall’incipitironico: “A una povera polaccaâ€) in un tempo lento ternario, tipico delle arie patetiche napoletane; mentre Livietta, nella seconda parte, si produce in un’aria di autentica intensità affettiva. L’apice dellavisparodica si ottiene nel recitativo accompagnato di Tracollo “Miseri, a chi mi volgerò?â€, tragicamente rivolto alle stelle fisse ed erranti e alle comete che «un palmohannodi coda»: uno dei luoghi in cui il testo si riscatta proprio grazie alla sua carica ironica, scontata ma piacevole; come avviene anche nell’aria che segue il recitativo in questione, “Ecco il povero Tracolloâ€, che simula il vacillare delle funzioni vitali, regalando perle testuali come le rime collo/Tracollo e gozzo/gargarozzo. Oltre alla notevole aria di Tracollo “Vedo l’aria che s’imbrunaâ€, singolarmente evocativa, segnaliamo il duetto conclusivo, animato da divertenti effetti onomatopeici. Interpretati in origine dal celebre Gioacchino Corrado, i due intermezzi furono molto popolari e vennero presentati con una lunga serie di titoli differenti (La contadina astuta, Venezia 1744;Il Tracollo, Bologna 1746;La finta polacca, Roma 1748) in tutta Europa, per più di un ventennio nel cuore del Settecento.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi