Storia strana, quella del
Turco in Italia. Una fra le piĂš raffinate e innovative opere buffe mai composte ebbe, anzitutto, un esordio decisamente infausto; una delle cause principali sembra sia stata la diceria che Rossini avesse voluto, in un certo senso, prendere in giro il pubblico milanese, offrendogli una sorta di parafrasi, a ruoli invertiti, dellâ
Italiana in Algeri, presentata a Milano lâanno prima, al Teatro Re (in realtĂ , non solo fra le due opere non vi è una sola nota in comune, ma
Il Turco in Italia è unâopera composta interamente
ex novo). Dâaltra parte, va considerato anche il meccanismo drammaturgico del tutto inedito messo in atto da Rossini e dallâallora ventiquattrenne Felice Romani, che aveva debuttato come autore di libretti soltanto un anno prima: lâidea di porre in scena un poeta (leggi: librettista) che cerca nella vita reale i personaggi per il suo dramma buffo; una novitĂ assoluta, di straordinaria modernitĂ â qualche commentatore moderno lâha accostata addirittura a certe soluzioni pirandelliane â ma certo di non immediata comprensibilitĂ per un pubblico abituato al
comique absolu di opere come
LâItaliana in Algeri. La sorte non proprio fortunata del
Turco è proseguita per oltre un secolo; sebbene negli anni successivi alla prima rappresentazione, sullâonda degli stupefacenti successi che Rossini mieteva in tutta Europa, anche il
Turco ricevesse accoglienze migliori rispetto al debutto, in seguito questâopera non venne mai considerata allâaltezza delle sue sorelle maggiori, la giĂ citata
Italiana, nonchĂŠ
Il barbiere di Siviglia e
La Cenerentola. Si dovette giungere agli anni Cinquanta del nostro secolo per vedere il
Turco risorgere, ed entrare definitivamente nel repertorio teatrale, grazie a Gianandrea Gavazzeni prima e quindi a Vittorio Gui, ma soprattutto alla sensazionale Fiorilla che Maria Callas portò prima sulle scene e poi in disco.
Atto primo. Siamo nei pressi di Napoli, ove il poeta Prosdocimo, in cerca di un buon soggetto, si imbatte in un gruppo di zingari. La zingara Zaida, dopo aver letto la mano a Geronio, che vuole sapere quando la sua capricciosa moglie Fiorilla metterĂ finalmente giudizio (âVado in traccia di una zingaraâ), narra a Prosdocimo come sia stata costretta a fuggire dallâamato principe Selim a causa della gelosia delle sue compagne. Prosdocimo la informa dellâimminente arrivo di un principe turco, che potrebbe forse intercedere per lei. Mentre entra in scena Fiorilla, che passeggia con un gruppo di amiche, giunge il principe (âCara Italia, alfin ti miroâ); colpito dalla bellezza di Fiorilla, comincia subito a corteggiarla. Prosdocimo incontra Narciso, cavalier servente di Fiorilla, che teme pure lui il carattere incostante della giovane, e quindi un indignato Geronio, che gli comunica che Fiorilla ha invitato il principe â che altri non è se non quel Selim amato da Zaida â a prendere il caffè in casa sua. Prosdocimo è soddisfatto per i possibili sviluppi del suo dramma. La seconda scena del primo atto si svolge appunto in casa di Geronio: Fiorilla civetta con Selim (âSiete turchi: non vi credoâ) quando arriva Geronio, che viene costretto a baciare la veste del principe in segno di omaggio, subendo poi per questo anche i rimbrotti di Narciso (âIo stupisco, mi sorprendoâ). Selim, prima di lasciare la casa, dĂ appuntamento a Fiorilla in riva al mare per quella sera stessa. Geronio, dopo aver narrato gli ultimi avvenimenti a un sempre piĂš entusiasta Prosdocimo, ha un duro scontro con la moglie, che proclama orgogliosamente la sua libertĂ di prendersi tutti gli amanti che vuole (âPer piacere alla signoraâ). La scena si sposta quindi in riva al mare, ove Selim, che attende Fiorilla, incontra Zaida: i due si riconoscono e si abbracciano, quando giunge Fiorilla, seguita di nascosto da Narciso e Geronio; la giovane immediatamente si scontra con Zaida, mentre gli uomini tentano invano di fare da pacieri e Prosdocimo se la ride.
Atto secondo. Il secondo atto si apre allâinterno di una locanda, ove Geronio apprende dal poeta che proprio lĂŹ sua moglie deve incontrare Selim. Il principe, sopraggiunto, propone a Geronio di vendergli la moglie, secondo le usanze del suo paese (âDâun bellâuso di Turchiaâ); al netto rifiuto seguono minacce reciproche. Partito Geronio, tocca a Fiorilla e Zaida scontrarsi con Selim, lâuna offesa e lâaltra addolorata per le incertezze sentimentali del principe. Prosdocimo, che è venuto a sapere che Selim intende rapire Fiorilla durante una festa mascherata, avvisa Zaida, suggerendole di presentarsi alla festa travestita da Fiorilla; consiglia poi anche Geronio di partecipare alla festa, in costume da gorilla, per sorvegliare la moglie e impedirne il rapimento. Narciso, che ha udito tutto, decide di travestirsi a sua volta da turco, per portare via con sĂŠ Fiorilla. Tutti questi travestimenti creano una serie infinita di equivoci durante la festa: Geronio, che vede due turchi e due Fiorille (âOh guardate che accidenteâ), reclama a gran voce la moglie e fa la figura del pazzo; Fiorilla fugge poi con Narciso e Zaida con Selim. Tornato alla locanda, Prosdocimo, che ha appreso dallo stesso Selim della sua definitiva riconciliazione con Zaida, suggerisce allo sconsolato Geronio di dare una lezione alla moglie fingendo un divorzio. Fiorilla riceve quindi una lettera di ripudio dal marito, che le impone di tornare a Sorrento dalla sua famiglia; prepara quindi le sue cose e, addolorata, abbandona la casa (âSquallida veste brunaâ). Tutto è pronto per il finale lieto: ed è come sempre Prosdocimo, che ha ormai tutti gli elementi per il suo dramma buffo, a fungere da motore degli avvenimenti. Narra il sincero pentimento di Fiorilla a Geronio, che dal canto suo non vedeva lâora di riabbracciarla e di accoglierla di nuovo con sĂŠ; la coppia riconciliata saluta Selim e Zaida, che si imbarcano per far ritorno alla loro terra.
Il Turco in Italiaconteneva probabilmente troppe novitĂ per i suoi tempi: lasciandosi alle spalle la comicitĂ ossessiva, per quanto efficacissima, dellâItaliana in Algeri, Rossini imboccò decisamente la strada della raffinata commedia di costume. Questo genere di drammaturgia non era però fatto per incontrare i favori del pubblico dellâepoca, come dimostra,mutatis mutandis, lo scarso successo che in quegli stessi anni veniva decretato alle âprimeâ milanesi delleNozze di Figaroe diCosĂŹ fan tutte. Era in un certo senso prevedibile che un pubblico aggiornato potesse meglio apprezzare la rappresentazione musicale della capricciosa Fiorilla o del bonario Geronio, e soprattutto quella straordinaria invenzione drammaturgica che è Prosdocimo,deus ex machinadellâintera vicenda, al quale non a caso Romani e Rossini â la collaborazione tra i due fu certo strettissima â non affidano alcuna aria. Se a questo si aggiungono la stupefacente maestria di un Rossini appena ventiduenne nella definizione formale e nel trattamento di voci e strumenti, il quadro si definisce in tutti i suoi particolari: ilTurcoè unâopera di altissimo valore, il cui unico difetto è forse quello di aver dovuto reggere il confronto con ilBarbieree laCenerentola.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi