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Nozze istriane
Dramma lirico in tre atti di Luigi Illica
Musica di Antonio Smareglia 1854-1929
Prima rappresentazione: Trieste, Teatro Comunale 28 marzo 1895

Personaggi
Vocalità
Bara Menico
Basso
Biagio
Basso
Lorenzo
Tenore
Luze
Contralto
Marussa
Soprano
Nicola
Baritono
Note
Nel 1894 Antonio Smareglia aveva lasciato la Germania e si era stabilito a Dignano, in Istria. A Luigi Illica, che era già stato il suo librettista perIl vassallo di SzigetheCornill Schut(quest’ultima opera verrà poi riproposta con il titoloPittori fiamminghi) propose di scrivere un libretto tratto dalleTentazioni di Sant’Antoniodi Flaubert, ma il librettista preferì ispirarsi a un fatto di cronaca locale.

A Dignano, sul finire dell’Ottocento. Il ricco Nicola vorrebbe sposare Marussa, che però è innamorata di Lorenzo. Biagio consiglia a Menico di far sposare la figlia Marussa a Nicola, dicendogli che è un buon partito, e decide di aiutarlo. Marussa e Lorenzo si scambiano un pegno d’amore: la ragazza gli dona un cuoricino d’oro, lui un orecchino. Ma il padre li sorprende e fa scappare Lorenzo. Menico, aiutato da Biagio, ordisce un piano perverso: trova l’orecchino donato da Lorenzo e glielo fa restituire da Luze, una povera venditrice di fragole, facendo credere al ragazzo che la figlia non lo ama più. Così Lorenzo, disperato, sempre tramite Luze restituisce a Marussa il cuoricino d’oro. La ragazza pensa di essere stata abbandonata e accetta di sposare Nicola. Il giorno delle nozze Luze svela a Marussa l’inganno ideato da Menico. Marussa confida a Nicola di amare Lorenzo e di essere stata ingannata. Giunge anche Lorenzo, ma Nicola non vuole rinunciare al matrimonio e uccide Lorenzo.

Con un soggetto di amore e gelosia con duello finale, che lo rende così simile aCavalleria rusticana, Smareglia riesce a non cedere alla retorica e a facili effetti drammatici. La vicenda è narrata in maniera essenziale, con una particolare raffinatezza timbrica e pagine d’effetto, come il temporale iniziale che ben delinea, con qualche debito al Beethoven dellaPastorale, una situazione insieme atmosferica e psicologica; ma non dimentica neppure il colore locale, avvalendosi di stornelli istriani e di una ‘villotta’. Una vena lirica e talora nostalgica permette ai personaggi di essere più che semplici stereotipi (il padre crudele, l’innamorato deluso), acquistando una ben precisa fisionomia. L’opera piacque a Puccini e Franz Lehár; questi ne curò una trascrizione per pianoforte. Secondo il giudizio di Gianandrea Gavazzeni «l’opera è la più teatralmente salda fra quante composte dal musicista».
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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