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Camilla
ossia Il sotterraneo Dramma serio-giocoso per musica in tre atti di Giuseppe Antonio Carpani, dalla commedia Camille ou Le Souterrain di Nicolas Dalayrac
Musica di Ferdinando Paër 1771-1839
Prima rappresentazione: Vienna, Kärntnertortheater, 23 febbraio 1799

Personaggi
Vocalità
Adolfo
Soprano
Camilla
Soprano
Cienzo
Tenore
Cola
Basso
Gennaro
Basso
Ghitta
Soprano
il conte Loredano
Tenore
Uberto
Basso
un ufficiale
Tenore
Note
L’anno dopo il successo diGriselda(1798), Paër affrontò il genere francese dellapièce à sauvetage, popolarissimo nell’ultimo decennio del secolo (si confronti ad esempio ?La Cavernedi Lesueur). Il risultato apparve agli occhi di critici avvertiti, tra i quali Hoffmann, come la prova più egregia (e non più ripetuta) di audace caratterizzazione drammatica nella produzione del compositore.Camillaconobbe, specie nel primo decennio dell’Ottocento, un significativo, duraturo successo sulle scene europee, soprattutto a Parigi, in Germania e in Italia. Il testo messo in musica da Paër deriva da un libretto di B.-J. Marsollier des Vivetières tratto dalla commedia di Dalayrac, a sua volta ispirata adAdèle et Théodoredi Caroline de Saint-Aubin, contessa di Genlis.

Atto primo. In un antico castello nascosto tra i boschi dell’Andalusia. Camilla viene invano insidiata dal conte Loredano, che l’ha salvata dai banditi. La donna è in verità già segretamente sposata con lo zio del conte, il gelosissimo duca Uberto, che giunge a rinchiuderla in un sotterraneo per punirla della sua presunta infedeltà. Dopo molto tempo, il duca si presenta in incognito al castello del conte, alla vigilia delle nozze del giardiniere Gennaro: la festa viene interrotta dalla notizia dell’arrivo dei soldati alla ricerca di un criminale, che si rivela essere il duca stesso.

Atto secondo. Nella notte il duca offre invano alla moglie di liberarla dal sotterraneo in cambio del nome del suo seduttore. Condotto via dai soldati con l’accusa di avere ucciso la donna, fa in tempo solamente a rivelare a Loredano che Camilla è prigioniera insieme al suo bambino da qualche parte nel castello. Per trovarla i castellani decidono di abbattere le mura.

Atto terzo. Ridotti allo stremo delle forze, i due prigionieri vengono salvati dall’intervento congiunto dei castellani e del duca, che fa ritorno insieme ai soldati. Loredano e il duca confessano le loro colpe e invocano il perdono del re.

L’opera è contraddistinta dall’abilità di Paër nel combinare con particolare efficacia una serie di forme (la pantomima, l’aria, il recitativo accompagnato, il brano corale), chiamate a formare un arco musicale unitario di crescente tensione drammatica, che trova nei finali primo e secondo i suoi massimi esiti. Di derivazione francese e cherubiniana, questa tecnica compositiva viene messa al servizio della caratterizzazione dei personaggi (anche sul versante comico, che riceve il debito rilievo, come ebbe a notare Stendhal, che vide l’opera a Torino interpretata dal ‘buffo’ Bassi) e delle situazioni, sottoposte a repentine svolte dettate da improvvisi colpi di scena.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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