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Roland
Tragédie en musique in un prologo e cinque atti di Philippe Quinault
Musica di Jean-Baptiste Lully 1632-1687
Prima rappresentazione: Versailles, 8 gennaio 1685. Prologo: Demogorgon (B), la fata (S)

Personaggi
Vocalità
Angélique
Soprano
Astolfe
Tenore (haute-contre)
Belise
Soprano
Coridon
Tenore (haute-contre)
la Gloire
Soprano
la Renommée
Mimo
la Terreur
Mimo
Logistille
Soprano
Médor
Tenore (haute-contre)
Roland
Basso
Témire
Soprano
Tersandre
Tenore
Ziliante
Basso
Note
L’Orlando furiosofu una fonte molto importante per la librettistica sin dal XVII secolo: a partire dalla festa teatraleLo sposalizio di Medoro et Angelicadi Jacopo Peri e Marco da Gagliano (Firenze 1619) si possono ricondurre al testo di Ludovico Ariosto numerose opere che sviluppano di volta in volta singoli episodi del poema. La versione presentata da Quinault e Lully, che costituisce la loro penultimatragédie en musique, si ispira anche alRoland furieuxdi Jean Mairet, pubblicato nel 1640. Dalla dedica della partitura al sovrano risulta che fu lo stesso Luigi XIV a proporre il soggetto; nelle mani di Quinault esso divenne come di consueto un’occasione per lodare il monarca e offrire chiavi interpretative dei più recenti eventi politici. Come già inAmadis, nel prologo il re francese viene presentato come il valoroso garante della sicurezza della nazione: fate e geni guidati da Demogorgon celebrano il ritorno della pace e si preparano a rallegrare il loro eroe – appunto Luigi XIV – con la storia di Roland.

Latragédieè suddivisa in due parti: nei primi tre atti la protagonista assoluta è Angélique, regina del Catai, divisa tra l’amore per Médor e l’orgoglio che le vieta di unirsi a un uomo di non pari lignaggio; quando però Médor minaccia di uccidersi, la regina gli offre il suo amore e fugge con lui, sviando Roland con un inganno. La seconda parte inizia nel quarto atto: alla festa di nozze dei pastori Belise e Coridon il paladino apprende la notizia del felice amore di Angélique e Médor e la sua follia esplode. Solo l’intervento di Logistille,dea ex machina, porta una soluzione: la fata fa apparire in sogno a Roland le ombre degli eroi del passato e con l’intervento de la Gloire, la Renommée e la Terreur gli fa comprendere che il senso del dovere e la gloria sono più importanti del desiderio d’amore. Dunque gloria e amore, che nelle primetragédiessembravano valori inscindibili, ora si separano e la gloria si afferma come fine supremo.

Rolandappartiene alla maturità di Lully e tra le suetragédiesè quella che contiene il maggior numero di arie (68): il fatto che 51 siano con basso continuo dimostra che, nonostante l’introduzione di arie e recitativi accompagnati, le arie brevi con basso continuo restano predominanti anche nelle ultime opere. La suddivisione in due parti diRolandè evidenziata anche dall’ampiachaconneposta alla fine del terzo atto, dove gli abitanti del Catai rendono onore a Médor, loro nuovo re. Questo episodio e lo stesso ruolo preminente di Angélique potrebbero essere interpretati anche come omaggio all’ambasciatore siamese, che nel 1685 assistette a Parigi a una rappresentazione dell’opera. Particolarmente efficace è la struttura del quarto atto, dove ildivertissementpastorale del matrimonio diviene parte integrante del dramma e crea un profondo contrasto con la crescente inquietudine di Roland, che sfocia nella scena di pazzia (“Je suis trahi, cielâ€).

Latragédie, rappresentata senza macchine teatrali a Versailles per due mesi, passò poi all’Opéra, dove venne replicata da marzo a novembre e venne ripresa ancora regolarmente fino al 1755. Quasi un secolo dopo la ‘prima’ delRolandil libretto di Quinault, rielaborato da Jean-François Marmontel, venne scelto dai letterati parigini per mettere a confronto l’opera riformata di Gluck e un campione dell’opera italiana, Niccolò Piccinni, in quella che passerà alla storia come laquerellefra gluckisti e piccinnisti: mentre il primo rifiutò il confronto diretto, preferendo il libretto di Quinault dell’Armide, Piccinni mise in musica ilRolandpresentando con successo la sua prima opera francese.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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