Al termine degli studi di composizione il giovane Cilea ricevette, secondo la tradizione del Conservatorio San Pietro a Majella, l’incarico di comporre un’opera teatrale a titolo di saggio finale. Il testo di Golisciani subì numerose modifiche nel corso della composizione, tanto che il libretto, strutturato inizialmente in due atti, fu poi esteso agli attuali tre. Concertata e diretta dallo stesso autore,
Ginafu assai favorevolmente accolta dagli ascoltatori e dalla critica, e venne ripresa con crescente favore di pubblico. Cilea la considerò un semplice esperimento giovanile, che gli diede modo di apprendere in concreto ciò che la scuola non aveva potuto dargli. Nonostante l’intonazione idillica e lirico-sentimentale del lavoro, derivata dal modello francese della commedia d’azione, è evidente una forte componente patetica di matrice napoletana, peraltro inconsueta nel teatro italiano di quegli anni, che diede modo all’autore di mostrare la sua vena drammatica e appassionata. Accuratamente orchestrata,
Ginaè opera di impianto tradizionale a numeri chiusi, ricca di melodie semplici e di facile presa, come la romanza di Uberto “Addio, addio, ti dico addio” (II,1), quella di Gina “E la campagna è bella la mattina” (III,4) e il successivo racconto di Giulio.
In un paesino della Francia, in epoca napoleonica. Uberto sta per arruolarsi e lasciare la fidanzata, quando uno sconosciuto si offre di sostituirlo. Gina, sorella d’Uberto, commossa dal gesto, giura che al ritorno sposerà il giovane e, come pegno di fede, gli fa pervenire un anello d’oro. Due anni dopo Uberto, che ha dovuto in ogni modo partire soldato, ritorna insieme a un commilitone, Giulio, che gli ha salvato la vita. Tra il giovane e Gina nasce subito un’attrazione ma la fanciulla, memore della promessa, resiste. Giulio dichiara allora di essere il misterioso personaggio che ha sostituito Uberto alla leva, ma poiché non ha più l’anello, non è creduto. Sopraggiunge il sergente Flamberge con l’anello, a rivelare che Giulio gliel’ha dato in punto di morte, ma poi si è salvato. I due innamorati possono così unirsi, fra l’esultanza generale.
Grazie al successo del lavoro, l’anno dopo Cilea ricevette dall’editore Edoardo Sonzogno l’incarico di musicare un soggetto d’ambientazione verista,Tilda; l’opera è rimasta tuttavia manoscritta pur essendo quasi integra (l’unico pezzo disperso è il coro introduttivo), non è finora mai stata eseguita.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi