Strauss impiegò quarantatre giorni per comporre la partitura del
Pipistrello, capolavoro non solo suo, ma di un genere considerato minore come lâoperetta. Una decina dâanni prima Offenbach gli aveva detto che sarebbe stato un buon compositore di operette: ci aveva provato, ma la fortuna di incontrare un libretto teatralmente plausibile sarebbe venuta solo col
Pipistrello. Mettere un valzer sotto le parole era il suo mestiere.
Atto primo. Vienna, una stanza di casa Eisenstein, il mondano marito di Rosalinde. Si ode una serenata alla padrona di casa. Adele se ne sta tutta contenta a leggere una lettera di sua sorella Ida, che è stata invitata al ballo organizzato dal ricco principe russo Orlofsky: potrĂ accompagnarla, Adele, se trova qualcosa da mettere. Ma, poveretta, si vede rifiutare da Rosalinde, sua padrona, il permesso che le sarebbe necessario â mente â per far visita a una vecchia zia che non sta tanto bene. Invece dovrĂ stare in casa perchĂŠ quella sera Eisenstein inizia a scontare una condannuccia di cinque giorni per aver schiaffeggiato un pubblico ufficiale. E cosĂŹ Adele, giĂ singhiozzante, lungi dal far compagnia al ballo a Ida, dovrĂ far compagnia a Rosalinde, che resterebbe sola in casa, esposta alle molestie o tentazioni. Intanto si scopre, infatti, che lâautore della serenata fuori scena era Alfred, tenore italiano. Come ogni tenore italiano, per esempio come il suo omologo nelRosenkavalierdi Strauss Richard, è lĂŹ apposta per cantare. Ma questo di italiano ha solo ilpathose gli acuti. Infatti fa la serenata in tedesco, perchĂŠ è innamorato di Rosalinde, e se ne andrĂ soltanto, dice, quando saprĂ di poter tornare, approfittando del carcere di Eisenstein. Il quale Eisenstein arriva: si va lamentando con Blind, suo avvocato, per lâaumento di tre giorni della pena (âNein, mit solchen Advokatenâ). Arriva Falke: perchĂŠ non rimanda lâinizio della pena, dice a Eisenstein, cosĂŹ da poterlo accompagnare al ricevimento di Orlofsky? Rosalinde, stupita nel vedere il marito in abito da sera per andare in prigione, intravede però la possibilitĂ di incontrare lo spasimante Alfred e di andare al ricevimento di Orlofsky, al quale pure lei è invitata. CosĂŹ dice subito ad Adele che sĂŹ, se vuole può andare. Tutti e tre, Eisenstein, Adele e Rosalinde, fanno finta di dispiacersi che Rosalinde resti sola (âSo muss allein ich bleibenâ). In realtĂ , restata sola, ecco Alfred, che, mettendosi gli abiti da casa di Eisenstein, è pronto per una saporita cenetta, prontamente ordinata per se stessa, in prospettiva di rimaner sola, da Rosalinde (âMein Herr, was dächten Sie von mirâ). Câè un guastafeste: è Frank, nuovo direttore delle carceri, che è venuto a prendere Eisenstein, prima di recarsi, come tutti, da Orlofsky. Alfred, che ama Rosalinde, per non comprometterla, si lascia portar via al posto del di lei marito, che Frank non ha mai visto.
Atto secondo. Nella villa di Orlofsky, mentre si festeggia e ci si diverte â e mentre Orlofsky si annoia. Si ordisce uno scherzo a Eisenstein, per sollazzo di Orlofsky tramato da Falke, che vuol finalmente vendicarsi di quella volta che Eisenstein, era carnevale, lo aveva fatto tornare a casa, a luce del giorno, vestito da pipistrello. Alla festa di oggi Eisenstein è il marchese Renard, e punta Olga, nella quale poi riconosce Adele, dicendole di averla scambiata, benchĂŠ mascherata, per una cameriera della festa. Adele un poâ si schermisce, un poâ schernisce (âMein Herr Marquisâ). A Eisenstein-Renard viene presentato il cavalier Chagrin, che altri non è se non il direttore delle carceri. Si annuncia lâarrivo di una contessa ungherese in maschera: è Rosalinde, subito corteggiata da molti e in particolare dal marito, che non lâha riconosciuta (âDieser Anstand, so manierlichâ). Eisenstein le mostra il suo bellâorologio, che lei gli sottrae imitandone ilcarillon. Ă il momento in cui gli invitati dovrebbero svelare le rispettive identitĂ . Rosalinde non vuole, e canta unacsĂĄrdĂĄs, per far vedere e sentire quantâè ungherese (âKlänge der Heimatâ). Orlofsky canta unâaria dello champagne (âIm Feuerstrom der Rebenâ) e tutti fraternamente si vogliono bene a ritmo di valzer (âBrĂźderlein, BrĂźderlein, und Schwesterleinâ). Alle sei Eisenstein e Frank se ne vanno: tutti e due verso la prigione, ignorando che lâuno è il direttore del carcere e lâaltro il carcerato.
Atto terzo. Nellâufficio del direttore delle carceri. Ă lâalba. Alfred sta cantando. Il guardiano Frosch, ubriaco, zittisce Alfred e prepara il rapporto per Frank, che torna direttamente, reduce ancora inebriato dalla festa presso Orlofsky. Sopravviene Adele che, siccome vuol fare lâattrice, si esibisce per il cavalier Chagrin (âSpielâ ich die Unschuld vom Landeâ), appunto Frank, che non le è indifferente: vorrebbe da lui, però e soprattutto, esser presentata a qualche impresario teatrale. E arriva pure Eisenstein, per iniziare la pena: resta a bocca aperta vedendo lĂŹ il cavalier Chagrin, il quale gli dice di aver arrestato Eisenstein la sera precedente. Arriva infine anche Blind, lâavvocato, chiamato da Alfred; Eisenstein indossa cappotto, parrucca e occhiali di Blind e, presente pure Rosalinde, che vuol far liberare Alfred, la sottopone ad interrogatorio insieme ad Alfred medesimo: cosa è successo in quella casa, la sera prima, mentre Eisenstein non câera, e chi è stato arrestato al suo posto? Poi Eisenstein si rivela, ma Rosalinde sdegnata gli mostra lâorologio che gli ha sottratto alla festa: ecco la vendetta sul marito volubile. Tutti sono in scena quando Falke rivela che ciò a cui hanno assistito è la vendetta del pipistrello. Eisenstein non se ne ha a male. Anzi: tutti insieme danno la colpa di ogni cosa allo champagne.
Tra le difficoltĂ di rappresentare lâopera câè quella di lasciare il tutto alla sua leggerezza. CosĂŹ ruoli e situazioni sono lasciati allâinventiva del momento, e la festa a casa Orlofsky può diventare occasione di contemporaneo chiacchiericcio, satirico e no, sulla politica e la cronaca, o occasione per esibizioni felicemente anacronistiche (in unâincisione di Karajan rimasta celebre, si cantavanoAnna prendi il fucile, Summertime,My fair Lady). Oltretutto, i ruoli vocali sono felicemente ibridi: Eisenstein è in partitura tenore e nella prassi spesso baritono, con tessitura dunque che richiede sapienza vocale al limite del rischio. Orlofsky è parteen travestiper mezzosoprano o contralto, ma Carlos Kleiber, per esempio, lâha affidata talvolta, con risultati discussi e discutibili, a un falsettista. Si può dire, tutto considerato, che la capacitĂ di preservare la leggerezza dellâopera consiste nel saperlo preservare quale luogo di gioco e di grande libertĂ , sottraendolo alla maniera. Grande rilievo vi hanno inoltre certi passaggi tratti dalla musica popolare non solo viennese (su tutte, si veda lacsĂĄrdĂĄscantata da Rosalinde, o la polka nel finale del secondo atto), cui si accompagnano, per puro gioioso divertimento, vocalitĂ funamboliche, virtuosismi nelle entrate vocali, accompagnamenti scanzonati, melodie straripanti e irresistibili. E poi ritmo, ritmo come dice la musica e come ribadisce la trama: tutti si ritrovano ovunque, in un girotondo festoso e in una saga delle coincidenze. Insomma,Die Fledermausè un luogo di felicitĂ , la realizzazione scenica della gioiosa malinconia del valzer; ma non solo. Se infatti gran parte dellâinsieme si deve al valzer, tutta la partitura è spumeggiante, divertita, ironica: fatta per durare. Venti anni dopo la caduta della âprimaâ (una quindicina di rappresentazioni), poi salutata dal successo a Parigi e Berlino, dopo un ventennio di successo popolare e di riserve critiche, il titolo entrerĂ trionfalmente nel repertorio dellâOpera di Vienna, per consegnare la propria perenne giovinezza al repertorio classico.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi