Nel 1872 la Società per la musica russa aveva bandito un concorso per un’opera tratta da
La notte di Nataledi Gogol’: Cajkovskij decise di partecipare, affascinato soprattutto dalla possibilità di raccontare un episodio tra il fantastico e il popolaresco. Terminò
Vakula il fabbro(questo l’iniziale titolo dell’opera) in soli tre mesi, addirittura con un anno di anticipo sulla scadenza di consegna. La giuria gli assegnò la vittoria con una motivazione che riconosceva nella sua prova «non solo la migliore, ma l’unica corrispondente alle richieste artistiche del concorso».
Vakula il fabbroandò in scena il 6 dicembre 1876 al Teatro Mariinskij di Pietroburgo con esito deludente, e il compositore se ne assunse tutte le colpe: «Io sono il solo responsabile del mancato successo. L’opera è gravata da troppi dettagli ed è orchestrata troppo pesantemente, mentre la parte vocale manca di effetto. Lo stile è interamente antiteatrale, privo di respiro e di movimento». Cajkovskij si incaricò pertanto di una revisione: soppresse alcune parti e ne aggiunse altre, intervenne anche sull’orchestrazione e presentò il rifacimento con il titolo
Gli stivaletti.
Il fabbro Vakula è un sempliciotto innamorato di Oxana, ma la ragazza lo sposerà solo quando lui le donerà un paio di stivaletti uguali a quelli della zarina. Allora il giovane cattura un diavolo e si fa portare al Cremlino, dove il principe Chiarissimo gli dona degli stivaletti ricamati d’oro: ora Vakula può chiedere Oxana in moglie a suo padre Cub. L’elemento fantastico emerge anche nell’episodio della strega allorché ella riesce a mettere letteralmente nel sacco i suoi corteggiatori, che vivono nello stesso villaggio di Oxana e Vakula.
«A parte le farse di Offenbach, non conosco argomento più scintillante, gustoso e ricco dihumour, più vivo di quello di Gogol’. Eppure, proprio con un soggetto simile Cajkovskij è riuscito a scrivere una musica quasi esclusivamente melanconica, elegiaca e sentimentale. Chi potrebbe immaginare che vi predominino le tonalità minori e i tempi moderati? Salvo il diavolo e la strega, tutti non fanno altro che lamentarsi» aveva scritto Cesar Cui dopo aver ascoltatoVakula. Ed è un difetto che rimane, sostanzialmente, anche negliStivaletti. Se dai cori promana uno schietto fascino popolare, le pagine più riuscite risultano in effetti quelle liriche, che rispecchiano il sofferto amore di Vakula. Di buona riuscita teatrale è peraltro da considerarsi l’atto ambientato al Cremlino, ricco di danze e pagine corali che trasferiscono temporaneamente l’opera in un autentico clima dagrand-opéra.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi