Barrabascostituisce la seconda tappa, dopo
Blaubart, di una progettata trilogia di opere (la terza avrebbe dovuto essere
Maria Magdalena) tratte dalla produzione del poeta e drammaturgo austriaco Georg Trakl, che la scomparsa di Camillo Togni ha lasciato incompiuta. L’impianto drammaturgico e musicale dell’opera è molto simile a quello di
Blaubart, a eccezione del fatto che il libretto è ‘ricavato’ dall’omonima ‘fantasia’ di Trakl e non riportato alla lettera come era nel caso di quell’opera: scelta peraltro necessaria data la natura prosastica e non poetica della fonte. Essa focalizza un dettaglio dell’episodio biblico, quello che vede come protagonista un giovane ricco che, al passaggio trionfale di Barabba tra la folla esultante per la sua liberazione, invita il malfattore, simbolo vivente del vizio e del lusso, a riposare presso il suo palazzo, a brindare col vino più buono e a giacere con le ancelle più belle. Mentre una gran folla brinda con Barabba, «il sole s’oscura, la terra rabbrividisce e un incommensurabile orrore attraversa il mondo»: si compie l’opera della redenzione. Dalla scarna narrazione trakliana, Togni ha tratto un libretto costituito da cinque scene a forma speculare, di cui la terza, in funzione assiale, corrisponde alla composita ‘aria’ del giovane ricco. Singolare il fatto che la parte del protagonista Barabba, vero e proprio ‘motore immobile’ della vicenda, sia muta. Il musicista, che compose l’opera nel quadriennio 1981-85, ebbe a dichiarare che la forma musicale di
Barrabasè quella della fantasia, ispiratagli dalla struttura della narrazione trakliana; ma è nondimeno necessario sottolineare che la materia musicale è trattata con una coerenza seriale assoluta, che investe tutti i parametri compositivi (altezze, ritmi, dinamiche, colori strumentali). Amplissimo l’organico orchestrale, che richiede la presenza di un centinaio di esecutori.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi