A due anni dal tumultuoso debutto teatrale di
Pinocchio a Genova, Tutino tornò al teatro con la scelta di un soggetto già contestato con violenza dalle avanguardie di fine Ottocento, ma che pure tanto entusiasmo aveva suscitato nel pubblico. La rilettura di Danilo Bramati della commedia in cinque atti di Rostand tende a rendere molto più essenziale e schematica la vicenda: Cirano, poeta guascone dal lungo naso, è innamorato segretamente di Rossana, che però ama a sua volta Cristiano. Invitato da Rossana a divenire protettore di Cristiano, Cirano scrive in segreto, al posto del giovane cadetto, le lettere d’amore per Rossana. Ella si innamora perdutamente dell’autore delle poesie, che crede scritte da Cristiano; ma proprio quando questi sembra deciso a rivelarle la verità , viene ucciso e Cirano, per mantenersi fedele, non confesserà il suo segreto se non in punto di morte. La partitura di Tutino tradisce uno stile artigianale caratterizzato da una continua ricerca di ‘rime’ storiche e citazioni disparate – da Verdi a Strauss a Bizet – quanto accuratamente studiate in funzione di una ‘poetica della comunicabilità ’; tecnica che, all’atto pratico, impedisce tuttavia all’opera di acquisire un profilo davvero personale. Vi è stato d’altra parte chi ha scorto in
Cirano un progresso e una certa maturazione rispetto a
Pinocchio, in specie nella scrittura orchestrale, che denota una maggiore disinvoltura e consegue esiti apprezzabili, in particolare nei due intermezzi sinfonici.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi