Dopo il successo conseguito al Carl-Theater tre anni prima con
Der Rastelbinder, LehĂĄr ricevette un libretto di Viktor LĂŠon e Leo Stein, destinato in origine al compositore Richard Heuberger. I due autori (che in realtĂ si chiamavano Viktor Hirschfeld e Leo Rosenstein) lâavevano tratto dalla commedia
LâAttachĂŠ dâambassadedi Meilhac (1861), tradotta in tedesco da Alexander Bergen col titolo
Der Gesandtschafts AttachĂŠ, lâanno dopo la sua apparizione in Francia. Lâinnocua, bizzarra vicenda di amore ed ereditĂ si trasformò ben presto in uno straordinario successo internazionale, che proiettò il compositore verso un trentennio di trionfi nel campo dellâoperetta e inaugurò un rinnovato, diffuso interesse per questo tipo di spettacolo leggero.
Atto primo. Nonostante la festosa atmosfera del ballo per il compleanno del principe di Pontevedro, nellâambasciata parigina del piccolo stato si vive una situazione dâemergenza: occorre assicurarsi che lâereditĂ milionaria di Hanna Glawari, da poco diventata vedova, non finisca nelle mani di un nuovo marito straniero, pena la bancarotta totale delle finanze dello stato. Questa è lâunica preoccupazione dellâambasciatore, il barone Zeta, che non nota lâattrazione che sta inesorabilmente avvicinando sua moglie Valencienne al galante Camille de Rossillon (âIch bin eine anstänge frauâ). Al diplomatico è balenata unâidea: affidare al segretario (lâattachĂŠ) dâambasciata, lâaffascinante conte Danilo Danilowitsch, il compito di far innamorare di sĂŠ la ricca vedova, e cosĂŹ trattenere nellâambito di Pontevedro il prezioso tesoro dellâereditiera. Invitata al ballo dal barone, questâultima fa il suo ingresso allâambasciata, dimostrandosi non solo giovane e bella, ma anche pericolosamente piena di vita. Finalmente arriva anche il conte Danilo, che con fatica è stato convinto a lasciare il locale notturno (il celebre âMaximâ), dove, attorniato da frivole e piacevoligrisettes, passa buona parte del suo tempo (âO Vaterland, du machst bei Tag... Da gehâich zu Maximâ); mentre si prepara controvoglia a compiere il proprio dovere patriottico, si imbatte in Hanna, che si rivela una sua antica conoscenza: la donna che aveva amato in gioventĂš, ma non aveva potuto sposare per differenza di condizione nobiliare. Lâincontro riaccende lâamore in entrambi, ma nessuno dei due è disposto ad affidarsi alla rinascita di questo sentimento; Danilo afferma infatti di non voler esporsi allâequivoco di desiderare i soldi dellâereditĂ . Inizia dunque una lunga schermaglia amorosa, che durerĂ sino al termine dellâoperetta. Nel frattempo anche Valencienne e Camille vivono la loro storia dâamore, con lâincidente della perdita di un compromettente ventaglio, quello di Valencienne, su cui lâamante ha scritto ÂŤti amoÂť. Lâatto si chiude con un altro ballo, durante il quale Danilo fa affluire un cospicuo numero di ragazze (âBallsirenenwalzerâ, il valzer delle âSirene della danzaâ), sufficiente per tutti gli uomini in sala; chiedendo una ragguardevole cifra per cedere il ballo che Hanna gli ha concesso, neutralizza i suoi molti pretendenti e si assicura cosĂŹ un romantico valzer con la vedova.
Atto secondo. Hanna ha organizzato nel suo palazzo una festa in costume pontevedrino; la donna vi canta una malinconica ballata, la canzone di Vilja e delle sue pene dâamore: una situazione condivisa da Hanna, che non giunge a dichiararsi a Danilo (âEs lebtâeine Vilja, ein Waldmägdeleinâ). Camille, intanto, è invece riuscito a vincere gli ultimi scrupoli di Valencienne e conduce la donna in un buio padiglione (âWie eine Rosenknospeâ); il barone ha trovato il ventaglio della moglie, senza tuttavia riconoscerlo, e sta cercando chi possa essere lâamante di Camille (perchĂŠ ha identificato la grafia sul ventaglio). Scoperto che Camille si è rifiugiato nel padiglione con lâamante ignota, ordina che venga rivelata lâidentitĂ della donna. Il marito tradito non ha però la sorpresa prevista, perchĂŠ nel frattempo il fido Njegus ha scambiato Valencienne con Hanna, che esce appunto dal padiglione in compagnia di Camille. Con questa mossa imprevista la donna è riuscita anche a far ingelosire lâignaro Danilo, che la tratterĂ con bruciante amarezza.
Atto terzo. Con lâaiuto di Njegus, Hanna ha disposto che unâala del suo palazzo venga arredata in modo da imitare quel âMaximâ tanto amato da Danilo; a tale scopo ha ingaggiato anche unâorchestra e legrisettesattivechezâMaximâ, coordinate da Valencienne. Tutti gli uomini restano incantati davanti a questa simulazione. Hanna rivela a Danilo come nel padiglione avesse solo recitato; quindi gli spiega che perderĂ la sua cospicua ereditĂ , poichĂŠ essa spetta, in caso di nuove nozze, al nuovo marito e quindi a Danilo stesso. Fortunatamente a un pontevedrino, come aveva auspicato il barone, cui non è riservata nessuna amara sorpresa neppure per la fine dellâoperetta: Valencienne ha infatti risposto a Camille, sullo stesso ventaglio, di essere ÂŤuna moglie onestaÂť.
Il capolavoro di LehĂĄr deve la sua fortuna a una serie di fattori, che si conciliano agevolmente nel corso dellâoperetta e si esaltano vicendevolmente. Innanzitutto per la natura delplot, che riunisce armoniosamente intorno a unâunica questione (il destino dellâereditĂ del defunto marito di Hanna) una serie di temi classici, quali appunto il denaro, lâamore, la gelosia e la fedeltĂ . La conduzione della vicenda avviene senza pesantezze, sfruttando espedienti collaudati della commedia. Il ventaglio compromettente e lâinganno del padiglione ne sono due chiari esempi: il secondo era giĂ stato utilizzato prima da Beaumarchais e poi da Mozart e Da Ponte nelleNozze di Figaro. Un ulteriore elemento concorre a rendere particolarmente scorrevole e, se non sempre plausibile drammaturgicamente, estremamente piacevole lâazione: il ricorso continuo al ballo. In nessuno dei tre atti manca una festa danzante: con il ballo mondano organizzato allâambasciata inizia lâopera, durante quello folkloristico a casa di Hanna ha luogo il secondo atto, mentre la ricostruzione dellefoliesnotturne di âMaximâ costituisce il nucleo del terzo. Il ballo è talmente centrale nellaLustige Witweche il genere stesso dello spettacolo non ne resta indenne, al punto che alcuni studiosi lo definiscono comeTanzoperette, âoperetta danzataâ. Non si tratta solamente di fornire lâoccasione per unâesibizione coreografica, corredata da diverse tipologie di costumi: attraverso il ballo la vicenda si evolve, le relazioni tra i personaggi si trasformano, la coreografia diventa il luogo drammatico per eccellenza in cui i destini si compiono; la danza è insomma lâoccasione propizia per comunicare un messaggio. Non a caso, infatti, Hanna e Danilo ballano spesso insieme; anzi, lâuomo trova il modo, nel primo atto, di debellare ogni altro aspirante alla mano della dama, proprio attraverso quel ballo allâambasciata in cui si alternano diverse danze. Perno di tutta la festa è naturalmente il travolgente âBallsirenenwalzerâ, di straussiana eleganza ed energia, poi celeberrimo in tutta Vienna anche al di fuori dellâoperetta. CosĂŹ, le diverse scene danzate diventano la vetrina per lâesibizione di una varietĂ di ritmi ed effetti timbrici di cui LehĂĄr giĂ allâepoca (ricordiamo che egli era praticamente allâinizio della sua carriera teatrale) era maestro, come autore di ballabili di successo. Straordinario è il valzer che apre lâultimo atto, delicatissimo nellâorchestrazione, che con il suo respiro ampio e incantevole incarna quasi la metafora di quello spirito dellâoperetta che allora labelle-ĂŠpoqueâ e in seguito le altre epoche â trovarono mirabilmente esemplificato proprio nellaLustige Witwe. Il ballo esprime agevolmente â e sempre con fine intuito drammaturgico â anche il carattere dei personaggi e delle situazioni: nel primo atto la successione delle danze (lâenergica polka, convertita nel sinuoso âBallsirenenwalzerâ, che lascia a sua volta il posto a un ulteriore, baldanzoso valzer guidato da Danilo) esprime, quasi senza lâausilio del testo, lâevoluzione del clima psicologico in cui si muove la lotta per la mano di Hanna; in molti altri casi il ritmo di danza si rivela del tutto aderente al messaggio proposto dal testo, come nella marcia che accompagna la spassosa conversazione dei sette uomini che dissertano sui comportamenti delle donne (âJa, das Studium der Weiber ist schwerâ). Dâaltra parteDie lustige Witweè legata ad alcuni indimenticabili momenti melodici, che possono fiorire sulle labbra dei protagonisti assecondando il ritmo tipico di una danza, oppure durante unâaria o un duetto. Diversi sono gli esempi celebri: anzitutto il tema del duetto Hanna-Danilo âLippen schweigenâ, forse il gioiello della partitura, che risolve romanticamente, sulla scia di un tempo di valzer moderato, il nodo drammatico che costituisce il nucleo di tutta lâoperetta, vincendo in modo del tutto credibile le resistenze opposte al trionfo dellâamore. Lâatmosfera dâincanto che circonda con una freschezza inaspettata la coppia lasciata sola, alla vigilia dello scioglimento della vicenda, agisce con efficacia inoppugnabile sul meccanismo drammatico dellâoperetta, richiedendo solo unâappendice dialogata per dipanare la matassa dellâintreccio, dopo che la soluzione è stata offerta in termini cosĂŹ convincenti attraverso il ballo. Oltre al duetto conclusivo, dritto al cuore punta anche la melodia malinconica della canzone di Vilja, cantata da Hanna, in cui lâintenzione suasiva nei confronti del ritrovato Danilo è appena mascherata dalla storia narrata, che evoca la nostalgia di un cacciatore, innamorato di una ninfa del bosco scomparsa. Lâaspetto del coinvolgimento emotivo è compensato dallâespressione della gaia leggerezza della vita parigina, eloquentemente introdotta dallâingresso di Danilo, il quale si presenta parlando in termini irriverenti della madrepatria e contrapponendo le noie che questa gli procura alla sua vera patria adottiva, il celebre âMaximâ; lâevocazione divertita ed entusiasta di quel locale notturno e delle sue avvenentientreneusescostituisce unâaltra di quelle formule melodiche ricorrenti nellâoperetta e particolarmente memorabili. La gioia immancabile che Danilo si rappresentachezâMaximâ verrĂ , qualche anno piĂš tardi, equivocamente legata anche ai gusti musicali dei vertici del Terzo Reich, con imbarazzo evidente del compositore, che per tutta la durata del secondo conflitto mondiale risiederĂ in Austria. Anche a Valencienne spetta una frase memorabile: la rivendicazione, a fronte delleavancesdi Camille, della sua coscienza buona di moglie fedele, affermazione che scriverĂ sul ventaglio in risposta al pericoloso messaggio del galante francese. Camille era infatti riuscito a coinvolgere la donna nellâatmosfera pericolosa dellâattrazione sensuale, in un pregevole duetto collocato al centro di quel secondo atto in cui le ragioni del cuore di entrambe le coppie vengono analizzate e presentate drammaticamente in termini del tutto avvincenti. Lâoperetta ha conosciuto nei suoi novantâanni di vita una straordinaria fortuna mondiale: produzioni in traduzione inglese e francese presero stabilmente piede a Londra e a Parigi, rispettivamente a partire dal 1907 e dal 1909. Nel 1929 fu presentato a Berlino un adattamento jazz in forma di rivista (con la regia di Erik Charell), mentre ancora oggi lâoperetta viene spesso proposta sotto forma di balletto: di queste versioni coreografiche ricordiamo quella di Maurice BĂŠjart (Bruxelles 1963). Tra gli altri registi, anche Ernst Lubitsch ha utilizzatoDie lustige Witwecome soggetto per un film nel 1934.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi