La guerra tra Turchi e Veneziani e la caduta di Negroponte nel 1476 è episodio storico che il letterato e tragediografo napoletano Cesare della Valle scelse come soggetto della tragedia
Anna Erizo, scritta lo stesso anno in cui andò in scena
Maometto II, il 1820. Dunque da una propria tragedia, e non da Voltaire come è stato sostenuto da certa critica pur autorevole, Cesare della Valle trasse la fonte del libretto per l’opera rossiniana, guadagnandosi così un posto nella storia non tanto per le tragedie uscite dalla sua feconda penna, quanto per un prodotto, un libretto d’opera, che un letterato di buona impostazione classicista come lui guardava certamente con una certa dose di sufficienza. Per Rossini il 1820 segnava una battuta d’arresto rispetto al vorticoso ritmo di produzione degli anni precedenti; si pensi che solo nel 1819 aveva composto la bellezza di quattro opere:
Ermione, Eduardo e Cristina, La donna del lago, Bianca e Falliero. Da
Maometto IIa
Guillaume TellRossini iniziò infatti a comporre, tranne rari casi, un’opera all’anno; e che
Maometto IIsia un’opera elaborata con calma lo indica la straordinaria svolta stilistica che Rossini vi attua e che investe principalmente il rapporto con uno schema formale da lui stesso standardizzato nella produzione precedente. Il fatto che Rossini arrivi a questi esiti a Napoli, dopo una permanenza di cinque anni con un incarico stabile al San Carlo, non stupisce. Napoli era infatti una vera e propria capitale musicale, dotata di un teatro che poteva vantare una delle orchestre più grandi, sia in senso qualitativo che quantitativo, del panorama operistico europeo. Altrettanto poteva dirsi delle compagnie di canto riunite dal principe degli impresari teatrali, Domenico Barbaja, che comprendevano interpreti di livello altissimo, a giudicare dalle opere scritte da Rossini per questo teatro oltre che dalle testimonianze d’epoca. Nonostante il valore straordinario della musica e il
castdi eccezione,
Maometto IIalla prima esecuzione cadde: Rossini si era spinto al di là delle possibilità di comprensione del pubblico napoletano. Forse anche in seguito a questo insuccesso, il compositore apportò sostanziali modifiche alla partitura in occasione della ripresa veneziana del 1823, per poi arrivare a un rifacimento in lingua francese con il titolo
Le Siège de Corintheper l’Opéra di Parigi (1826).
Atto primo. A Negroponte verso la metà del XV secolo. La colonia veneziana è cinta d’assedio dal sultano Maometto II, che minaccia di dare a fuoco la città se non ne saranno aperte le porte l’indomani. Paolo Erisso, comandante dei veneziani, riunisce un consiglio di guerra nel corso del quale il generale Condulmiero propone la resa, mentre il giovane generale Calbo incita alla resistenza. Anna, figlia di Erisso, è preoccupata per le sorti del padre (cavatina “Ah, che invan sul mesto ciglioâ€) quando questi arriva accompagnato da Calbo, annunciandole di averla destinata in sposa al giovane per garantirle ulteriore protezione. La invita a seguirla nella tomba materna per celebrare l’unione, ma Anna confessa di essere innamorata di Uberto, signore di Mitilene, conosciuto mentre il padre era a Venezia. Erisso si stupisce perché Uberto era in viaggio con lui e teme il tradimento tra lo sgomento di Anna che capisce di essere stata vittima di un impostore (“Ohimè, qual fulmineâ€). Si odono colpi di cannone, mentre un gruppo di donne annuncia che un traditore ha aperto le porte della città ai musulmani. Anna e le donne corrono avanti il tempio a pregare (“Giusto ciel, in tal periglioâ€). La città sta per capitolare; Maometto vi entra alla testa delle sue truppe, ricevendo manifestazioni di obbedienza (cavatina “Sorgete: in sì bel giornoâ€), quando Erisso e Calbo, fatti prigionieri, gli vengono condotti innanzi. Maometto riconosce in Erisso il padre di Anna, da lui amata, e gli offre la vita in cambio della rocca (terzetto “Giusto ciel, che strazio è questoâ€). Questi si consulta con Calbo e infine rifiuta; sdegnato, Maometto ordina che siano condotti al supplizio. Arriva Anna, la quale supplica Maometto, che ha subito riconosciuto come il falso Uberto, di liberare il padre e Calbo, che dice essere suo fratello, minacciando altrimenti di trafiggersi. Maometto le chiede in cambio di diventare sua sposa: Anna non sa decidersi mentre il padre, sdegnato, la ripudia.
Atto secondo. Anna è nella tenda di Maometto, dove giovani musulmane la invitano ad abbandonarsi alle gioie dell’amore (coro “È follia sul fior degli anniâ€). Giunge Maometto dichiarando ad Anna il suo amore; anch’ella lo ama, ma non può cedere a un sentimento contrario all’amor di patria (duetto “Anna, tu piangiâ€). All’improvviso giunge la notizia che l’assalto alla rocca è stato respinto dai veneziani, di fronte ai quali i musulmani sono costretti a indietreggiare. Maometto decide di prendere personalmente la guida delle sue truppe per un nuovo attacco e, prima di congedarsi da Anna, le regala l’anello con il sigillo dell’autorità imperiale, che le garantirà il rispetto e l’obbedienza dei musulmani. Maometto esorta le truppe all’attacco (“All’invito generosoâ€). Anna si sente chiamata a compiere una prova d’onore. Erisso e Calbo intanto si sono rifugiati nel sotterraneo del tempio, dove Erisso si dispera per il tradimento della figlia mentre Calbo la difende (“Non temer d’un basso affettoâ€). Improvvisamente Anna arriva nel sotterraneo e dà al padre il sigillo imperiale, fornendogli insieme degli abiti turchi per travestirsi; ella non potrà seguirli, perché sarebbe immediatamente riconosciuta. Prima di congedarsi chiede al padre che la unisca in matrimonio a Calbo sulla tomba della madre (terzetto “In questi estremi istantiâ€). Partiti Erisso e Calbo, Anna resta sola e ode le voci di donne che giungono a dirle di mettersi in salvo, poiché ella è accusata di essere la causa della disfatta musulmana (finale secondo “Sventurata, fuggir sol ti restaâ€). Incurante della propria sorte Anna è felice che la vittoria arrida ai suoi cari: arrivano alcuni soldati musulmani per ucciderla e la fanciulla si offre alle loro spade. Stupefatti da tanto coraggio, non osano colpirla. Giunge intanto Maometto al quale Anna confessa che Calbo non era suo fratello bensì suo sposo e chiama la tomba materna, altare alla loro unione, urna che raccolga il suo sangue; così dicendo si trafigge tra l’orrore generale.
La partitura diMaometto IIsi presenta come la realizzazione di un progetto estremamente ambizioso: il superamento di schemi formali codificati che prevedevano la rigida organizzazione del materiale musicale in numeri ben conchiusi in se stessi. InMaometto IIassistiamo invece a un debordare della materia musicale fuori dall’ambito dell’aria, del terzetto, del concertato, per articolarsi in grandi strutture collegate da un complesso procedimento di elaborazione tematica. Questa svolta è verificabile in brani come il terzettone del primo atto. Intanto il titolo: Rossini ironizza con l’uso dell’accrescitivo su quello che si presenta come uno dei brani strutturalmente più complessi. La sua straordinarietà deriva dal fatto che in esso il compositore raccoglie una serie di brani separati, cui riesce però a garantire unitarietà morfologica. Un altro particolare strutturalmente degno di nota è il trattamento delle arie, che si presenta molto più elastico rispetto allo schema convenzionale aria-cabaletta; l’aria si adegua alla situazione drammaturgica anche quando questo comporta la sostituzione della cabaletta con episodi alternativi o la sua abolizione, come nell’aria di Maometto del secondo atto o in quella finale di Anna. Infine è da sottolineare la ricchezza dell’orchestrazione diMaometto IIe l’uso di una strumentazione particolarmente attenta e funzionale alla situazione drammaturgica.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi