È la terza opera scritta da Rossini dal tempo del suo arrivo a Parigi (1824), dopo
Le Siège de Corinthee
Moïse et Pharaon, quando ormai il grande compositore era unanimemente acclamato. In occasione dell’incoronazione di Carlo X egli aveva musicato
Il viaggio a Reims, con pregevoli pagine che non voleva fossero dimenticate, perché troppo legate alla celebrazione (1825). Quando Scribe rielaborò il libretto del
Comte Oryda un
vaudevillescritto nel 1816 (a sua volta ispirato a una ballata medioevale), Rossini fu felice di poter presentare questa nuova opera, che utilizzava ben quattro pezzi del
Viaggio, con un atto intero in più. Il libretto fu rimaneggiato dallo stesso Rossini con l’aiuto di Adolphe Nourrit, il grande tenore protagonista della ‘prima’ dell’opera, che sosterrà in seguito il temibile ruolo di Arnold nel
Guillaume Tell: per lui il compositore aveva concepito una tessitura vocale fra le più acute, prevedendo al tempo stesso un cantante-attore particolarmente esperto nella recitazione. La sostituzione in alcuni punti degli agili versi alessandrini con parole prive di ritmo poetico – ma adatte alla musica dei brani da riutilizzare – suscitò l’ira di Scribe, che pretese di togliere il proprio nome dalla locandina. Non poca difficoltà si è incontrata per restituire
Le Comte Oryalla sua versione originale; Ricordi, l’editore italiano, faceva precedere allo spartito un libretto (italiano) poeticamente valido, ma diverso da quello pubblicato in partitura, e non molto corretto dal punto di vista metrico.
Atto primo. L’azione si svolge nel XIII secolo, ed è ambientata all’esterno del castello dei conti di Formoutiers. Dopo la partenza degli uomini del paese per la Terrasanta, il giovane conte Ory, travestito da eremita, coglie l’occasione per corteggiare la bella e onesta sorella del conte di Formoutiers; il suo fedele compagno Raimbaud invita tutti a consultare il sant’uomo, magnificandone le doti. Ragonde, la custode del castello, fissa un appuntamento per Adèle. Giungono al castello il paggio Isolier, innamorato della contessa, e il precettore di Ory, che ha subito qualche sentore della sua presenza; Isolier invece, non riconoscendo il padrone, gli rivela il proprio stratagemma: entrare nel castello travestito da pellegrina. Naturalmente il conte decide di sfruttare il piano a proprio vantaggio: quando la contessa si presenta al falso eremita viene immediatamente invitata a diffidare del paggio, da cui è in realtà attratta. Nella scena finale il conte viene smascherato davanti a tutti dal precettore; si annuncia il ritorno dei crociati: Adèle e Ragonde si beffano di Ory, che non pensa però di desistere dai suoi scopi.
Atto secondo. Mentre all’interno del castello le dame commentano l’arditezza del conte, alcune povere pellegrine, sorprese da un furioso temporale, chiedono rifugio, denunciando di essere state insidiate proprio dal conte; quando vengono fatte entrare, si scopre che altri non sono che Ory e i suoi compagni, che cantano ubriachi. A questo punto Isolier decide di beffare il conte: questi infatti, ingannato dalla voce dell’avvenente contessa e dalla penombra, corteggia Adèle, alla quale però si è sostituito il giovane paggio. Al culmine del corteggiamento irrompono i crociati, fra cui il padre di Ory e il fratello di Adèle; il conte viene messo in fuga, mentre Adèle sposerà l’amato paggio.
Concepita per l’Opéra,Le Comte Orynon deve essere considerata opera seria, né buffa, e nemmeno la classicaopéra-comiquefrancese, sul genere di quelle di Auber o di Hérold; i recitativi sono accompagnati, non più secchi, come avveniva precedentemente nell’opera buffa italiana.Le Comte Oryè semplicemente comica: i personaggi non vengono ridicolizzati, e l’umorismo è dato piuttosto da particolari situazioni ricche di vivacità (l’assalto al castello, il brindisi-preghiera), in cui si coglie una sottile ironia; la figura dell’innamorato (qui il protagonista), che nell’opera buffa italiana era tradizionalmente personaggio serio, presenta invece tratti abbastanza caricaturali. L’opera fu ammirata da compositori assai diversi, come Berlioz e Milhaud; le linee melodiche risultano ampie e sviluppate, e l’organico orchestrale è molto nutrito:Le Comte Oryè partitura accurata e rifinita, in cui Rossini consegue dagli ottoni nuove soluzioni timbriche, conferendo all’orchestra una varietà di colori scuri inconsueti nella sua produzione. Rossini concepì in quest’opera scritture vocali vertiginose, per cantanti di levatura e capacità tecniche eccezionali: il conte è sì tenore, ma la sua vocalità è fiorita, di agilità e i suoi modi leziosi; ama essere ambiguo, e il libretto francese glielo consente ampiamente. Di particolare interesse, per l’originalità e la raffinatezza dell’ispirazione, sono le parti espressamente composte da Rossini per quest’opera, ad esempio il magico terzetto posto quasi a conclusione del secondo atto: in “A la faveur de cette nuit obscure†l’inganno – la sostituzione dell’oggetto amato – diviene sottile gioco erotico fine a se stesso. Rossini nelComte Orysembra volersi allontanare dalla realtà del suo tempo, da quel nuovo modo di cantare da lui stesso definito «gridato»; si avverte nel suo raffinato distacco una sfiducia nei confronti di un mondo che sente ormai estraneo. Solo undici mesi più tardi Rossini smetterà di comporre.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi