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Pietra del paragone, La
Melodramma giocoso in due atti di Luigi Romanelli
Musica di Gioachino Rossini 1792-1868
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 settembre 1812

Personaggi
Vocalità
Donna Fulvia
Soprano
Fabrizio
Basso
il cavalier Giocondo
Tenore
il conte Asdrubale
Basso
la baronessa Aspasia
Soprano
la marchesa Clarice
Contralto
Macrobio
Basso
Pacuvio
Basso
Note
Nel 1812 Rossini era appena agli inizi della sua carriera e pertanto, per poter debuttare al Teatro alla Scala, il contralto Maria Marcolini e il basso Filippo Galli, cantanti legati al compositore in quanto già interpreti di altri suoi lavori, dovettero far valere i loro buoni uffici affinché il massimo teatro milanese gli affidasse una nuova opera. Come ricorda Stendhal, il successo dellaPietra del paragonefu entusiastico, tanto che il pubblico «accorreva da tutte le città in un raggio di venti leghe; Rossini divenne il primo personaggio del paese». Inoltre il librettista Romanelli riferisce che all’ultima delle cinquantatré rappresentazioni «furono replicati a furor di popolo ben sette pezzi».

Atto primo. In un ricco e popolato borgo nelle vicinanze di una grande città italiana. Nel giardino della casa di villeggiatura del conte Asdrubale, ospiti e giardinieri esaltano le doti di magnanimità e di ospitalità del ricco conte, ma sottolineano che, pur amando le donne, egli non riesce a trovare la sposa adatta. Pacuvio e Fabrizio si intrattengono con la baronessa Aspasia e con Donna Fulvia, desiderose di sposare il conte per interesse, e rivali dell’innamorata marchesa Clarice, vedova brillante e generosa. Asdrubale è a sua volta innamorato della bella Clarice, ma vuole metterla alla prova. Mentre altri due amici – Macrobio, giornalista assai inesperto, e il cavalier Giocondo, spasimante infelice di Clarice – disputano tra loro, la marchesa e il conte sono i protagonisti, con la complicità dell’eco, di una fine e arguta schermaglia amorosa. Il conte, d’accordo con il fedele Fabrizio, progetta un inganno per verificare la sincerità dei sentimenti dell’affascinante Clarice. Il servitore consegna un biglietto al conte, che si finge grandemente turbato, mentre continuano a intrecciarsi conversazioni salottiere e dispute mondane. Si presenta con alcuni marinai un mercante turco, che altri non è se non Asdrubale travestito, che pretende di riscuotere un grosso credito e minaccia di sequestrare ogni ricchezza poiché Fabrizio sostiene che non sarà possibile pagare. Gli amici, per paura di rimetterci, se la filano tutti, a eccezione di Clarice e Giocondo, che sono pronti ad aiutarlo e a sostenerlo.

Atto secondo. Nella villa del conte. Gli amici vengono tutti perdonati da Asdrubale, che svela l’inganno. Dopo una partita di caccia, rovinata da un temporale, Clarice decide di mettere a sua volta alla prova Asdrubale e si presenta sotto le spoglie di un suo gemello in abito militare e con alcuni compagni d’armi. Costui dichiara di voler portare con sé la sorella, perché la vede tormentata e infelice. Asdrubale, di fronte a questa prospettiva, si rende finalmente conto della sincerità del suo amore e chiede Clarice in sposa al presunto fratello. Clarice, tra lo stupore generale, rivela la sua identità: i due innamorati si perdonano a vicenda e tra frizzanti commenti hanno inizio i preparativi di nozze.

La pietra del paragoneè una vera e propria opera comica e non una farsa comeLa cambiale di matrimoniooL’inganno felice, pensati per il piccolo San Moisè veneziano. Rossini, volendo conquistare il sofisticato pubblico milanese, mette da parte i toni grotteschi e a volte sbrigativi per concentrarsi su un’opera di gusto ben calibrato e raffinato; laPietradeve infatti il suo andamento agile e brillante anche ad atmosfere introspettive (come nella dichiarazione del conte nella sua ultima aria). I protagonisti amorosi, cosa assai rara nel genere semiserio rossiniano, sono un contralto e un basso; in particolare quest’ultimo registro vocale risulta, come nelle consuetudini belcantistiche, lontano da ogni correlazione anagrafica (Asdrubale dichiara infatti di avere trent’anni). Il libretto, di buon livello, mette in ridicolo il mondo del teatro, secondo un’antica tradizione satirica che risaliva al secolo precedente. La grande popolarità di quest’opera è dimostrata da due espressioni divenute popolari: in Lombardia l’opera fu infatti denominata per lungo tempo ‘Sigillara’, parola parte italiana e parte turca, pronunciata da Asdrubale, che, per difendersi dagli attacchi, vuole mettere i sigilli dappertutto. L’altro motivo di celebrità venne dalla famosa aria “Ombretta sdegnosa del Missipipìâ€, che il Fogazzaro citò inPiccolo mondo anticopur ignorando la sua provenienza dall’opera rossiniana.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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