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Armida
Dramma eroico in tre atti di Nunziato Porta
Musica di Joseph Haydn 1732-1809
Prima rappresentazione: EsterhĂĄza, 26 febbraio 1784

Personaggi
Vocalità
Armida
Soprano
Clotarco
Tenore
Idreno
Basso
Rinaldo
Tenore
Ubaldo
Tenore
Zelmira
Soprano
Note
Ultima opera scritta per Esterháza, fu la preferita dal principe Nicolaus (che ne fece dare ben 54 rappresentazioni al teatro di corte fra il 1784 e il 1788), e, forse per questo, venne molto considerata anche da Haydn. Ebbe successivamente pochi allestimenti fuori dalla corte (Pest 1791, Torino 1804) fino alla ripresa moderna (Berna 1968) e alla nuova fortuna esecutiva contemporanea: attualmenteArmidaè ritenuta infatti uno dei migliori risultati operistici di Haydn. Il libretto (tratto probabilmente da varie fonti dal compilatore Porta) focalizza del soggetto tassesco i contrasti interiori sia della protagonista sia di Rinaldo, cogliendo la vicenda dal momento in cui i due sono già uniti nel palazzo incantato e Rinaldo è sotto l’effetto dell’incantesimo.

Atto primo. L’ouverture, in tre tempi, si collega stettamente all’opera fornendo quasi una raccolta di citazioni dei motivi e degli atteggiamenti espressivi che seguiranno. Armida teme per Rinaldo, che intende combattere per i pagani. Ubaldo e Clotarco lo cercano, mentre Zelmira, incaricata da Idreno di ammaliarli, s’intenerisce alla vista di Clotarco. Armida trattiene Rinaldo, che comincia a riconoscere Ubaldo (appassionato duetto “Cara, sarò fedele”).

Atto secondo. Zelmira inorridisce ancora per i piani di Idreno, mentre Ubaldo e Clotarco insistono presso Rinaldo. Questi è lacerato dal contrasto tra amore e dovere (“Cara è vero”). Segue lo sconvolgimento di Armida espresso da un’aria intensa e agitata (“Odio, furor”). Dopo un’aria marziale di Ubaldo, un terzetto conclude l’atto (“Partirò, ma pensa ingrato”).

Atto terzo. Nella descrizione orchestrale della foresta, Zelmira si inserisce con un’aria pastorale; Rinaldo si appresta a tagliare il mirto per dissolvere la magia, ma appare Armida, che lo prega di desistere con dolcezza (“Ah non ferir”) e poi con rabbia, provocando una tempesta e l’intervento delle Furie: Rinaldo è ancora in preda al contrasto (“Dèi pietosi”). All’arrivo dei Franchi, i due amanti vengono separati: il pezzo d’assieme conclusivo lamenta la loro triste sorte.

L’impianto generale dell’opera è di ispirazione ‘riformata’: notevoli sono le lunghe sequenze di recitativi accompagnati e arie spesso prive di introduzione orchestrale (nel secondo atto e nel terzo), con interscambi di elementi motivici ed effetti di intensificazione drammatica; molto varie le forme delle arie dei protagonisti (fra le migliori della produzione operistica di Haydn), spesso bipartite, e caratterizzate da una crescente concitazione (Rinaldo, “Cara è vero”). Spicca naturalmente l’esperienza sinfonica del compositore, che si rivela non solo nell’ouverture e nella suggestiva scena naturalistica che apre l’ultimo atto, ma anche nella partecipazione ‘parlante’ dell’orchestra nelle arie e nei recitativi accompagnati.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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