Dopo gli esperimenti di contaminazione con l’opera francese attuati a Parma, anche per Vienna Traetta si ispirò alla
tragédie lyriqueutilizzando, con varianti, il libretto dell’
Armidedi Quinault compresso da Durazzo e Migliavacca in un solo atto di venti scene (secondo la prassi della festa teatrale; ma per la ripresa di Napoli, 1763, viene divisa in tre atti e per Venezia, 1767, viene approntata una nuova versione).
Secondo la traccia di Quinault, i festeggiamenti per i successi di Armida (marcia e coro di guerrieri) sono interrotti dalla notizia della liberazione dei prigionieri da parte di Rinaldo. La maga quindi, in uno splendido giardino (danza delle ninfe), esercita le sue arti magiche su Rinaldo, ma non può ucciderlo perché è vinta da amore per lui (recitativo accompagnato e aria “Mori, sì moriâ€). Vorrebbe costringersi a odiarlo (coro delle Furie), ma non riesce. Artemidoro e Ubaldo intanto cercano il guerriero, mentre Fenicia e Argene tentano di sviarli con lusinghe (duetto). Armida lascia l’amante intrattenuto da «giochi e diletti» (coro dei Piaceri), ma giungono i due Franchi a risvegliarlo dall’incantesimo. All’arrivo della maga, Rinaldo esita (duetto), ma poi la abbandona. Armida, sola, invoca la distruzione delle Furie e parte sul carro volante.
Oltre che per la continuità musicale e drammatica dell’inconsueta sequenza in atto unico, l’opera si caratterizza anche per la grande varietà di soluzioni musicali e orchestrali. Le arie – quando non sono cavatine – generalmente presentano la formadal segno(con colorature, specie per la primadonna, Caterina Gabrielli) e spesso sono articolate internamente da cambiamenti di tempo. La scrittura orchestrale è ricca e variata (con frequente indipendenza dei secondi violini e delle viole, mentre anche i fiati acquistano importanza in piccoli dialoghi): particolarmente suggestiva è l’orchestrazione dell’arioso di Rinaldo nella selva (“Oh portento, oh stuporâ€) che prevede violini ‘con sordini’, traversi, oboi, corni, violette e violoncello solo (in funzione melodica). Numerosi sono i recitativi accompagnati, che talvolta si collegano alle arie senza introduzione, mentre il coro dei guerrieri, aperto dal solo di Idraote, è interrotto da un recitativo semplice e si conclude con la partecipazione di un quartetto vocale insieme al coro: considerando anche la presenza delle danze e dei duetti, si rende particolarmente evidente l’intento (perseguito da tutti i ‘riformatori’ dell’epoca) di fornire continuità alla narrazione offrendo varietà (nel rispetto del testo) mediante l’articolazione formale complessiva.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi