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Alcyone
Tragédie en musique in un prologo e cinque atti di Antoine Houdar de Lamotte, dalle Metamorfosi di Ovidio
Musica di Marin Marais 1656-1728
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra, 18 febbraio 1706. Prologo: Tmole (B); Apollon (Hc); Pan (B); due pastorelle (S); i fi

Personaggi
Vocalità
Alcyone
Soprano
capo dei marinai
Basso
CĂ©ix
Tenore (haute-contre)
CĂ©phise
Soprano
Doris
Soprano
il Sonno
Tenore (haute-contre)
la sacerdotessa di Giunone
Soprano
marinaia (2)
Soprano
Morphée
Tenore (haute-contre)
Neptune
Basso
partecipante alla festa (2)
Soprano
Pélée
Basso
Phorbas
Basso
Phosphore
Tenore (haute-contre)
sommo sacerdote di Hymen
Basso
Note
Già all’epoca il libretto di Lamotte venne apprezzato per la sua vivacità, varietà e finezza di scrittura, qualità raggiunte dal drammaturgo nell’ambito di una sostanziale fedeltà alla favola di Ovidio. Ma fu soprattutto la musica di Marais a suscitare l’entusiasmo dei contemporanei. La favola mitologica narra dell’amore contrastato tra il re Ceix e Alcyone. L’acerrima ostilità del mago Phorbas (cui si è alleato Pelée) porta dapprima alla separazione degli innamorati, e quindi alla morte dell’uomo in un naufragio; la ragazza vede allora nel suicidio l’unico possibile esito della sua vita. Benignamente però, al termine dell’opera, il dio Nettuno richiama in vita i due sfortunati amanti.

Sia la scrittura vocale che l’orchestrazione sono di grande pregio; strumenti obbligati (i flauti o l’oboe) accompagnano i cantanti alternandosi con gli archi e il basso continuo, assicurando varietà e interesse a ogniair. Lungo lo snodarsi della vicenda Marais colloca una serie di recitativi accompagnati, duetti, terzetti, cori (con o senza strofe per un solista) e brani strumentali. Questi ultimi divennero particolarmente popolari: presenti da un capo all’altro dell’opera, dalla bella ouverture alla grandiosa ciaccona conclusiva, ai pezzi riservati alla vita marina; si consideri il celebrato interludio a descrizione di una tempesta, in cui uno strumento eccezionale per l’epoca, il contrabbasso, viene chiamato in causa per simulare – insieme al rombo sordo dei timpani e al particolare utilizzo di oboi e violino – l’effetto terribile della furia del mare, con un risultato straordinario a detta dei contemporanei. Il quadro marino veniva completato, in termini meno inquietanti, dai caratteristici balli di marinai. L’opera fu oggetto di diverse riprese parigine fino al 1771.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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