Creatore e principe indiscusso della
tragédie en musique, Jean-Baptiste Lully doveva concludere la sua strabiliante carriera teatrale con un genere, la
pastorale-héroïque, mai praticato prima. Una pastorale,
Les Fêtes de l’Amour et de Bacchus, aveva inaugurato nel 1672 il monopolio lullista sull’Académie royale de musique, segnando fra l’altro l’inizio della collaborazione stabile con il librettista Philippe Quinault; ora, nel 1686, una lunga serie di
tragédiesè alle spalle e, dopo il trionfo di
Armide(15 febbraio), Quinault si è ritirato dall’ambiente teatrale: Lully si rivolge a Galbert de Campistron, che gli fornirà anche il testo per l’ultima
tragédie lyrique, l’incompiuta
Achille et Polyxène(solo il primo atto; completata da Pascal Collasse, andrà in scena il 7 novembre 1687). Anche il contesto è profondamente diverso, tipico di un genere ‘intermedio’ come la
pastorale-héroïque:
Acis et Galatéenasce, su richiesta del duca di Vendôme, come intrattenimento cortese in onore del Delfino, nella eletta cornice del castello di Anet; soltanto dopo, con l’aggiunta di macchine e apparati scenici, viene accolta all’Opéra (17 settembre 1686) per le ‘normali’ rappresentazioni pubbliche. Un percorso, questo, comune a vari
balletse
divertissementsa partire dagli anni Ottanta (
Le Triomphe de l’Amour, St-Germain-en-Laye 1681;
Idylle sur la paix, Sceaux 1685;
Le Temple de la paix, Fontainebleau 1685); non dimentichiamo d’altronde che anche alcune
tragédies lyriques(
Phaëtone
Rolandfra le ultime) videro la luce a Versailles, per poi accedere alla sede consacrata della capitale.
Il genere dellapastorale-héroïqueaccosta sulla scena personaggi divini e mortali, nobili – spesso sotto false vesti – e pastori: in questo caso Galatea, ‘la bianca’, la bellissima ninfa delle acque innamorata del pastore Aci. Il soggetto aveva già ispirato a Marc-Antoine Charpentier una piccola pastorale (Les Amours d’Acis et de Galatée, 1678), uno dei suoi primi lavori del genere; Lully sviluppa quella esile trama secondo le esigenze e le convenzioni della scena tragica francese. Polifemo, respinto da Galatea, è accecato dalla gelosia e uccide il pastore (sotto gli occhi del pubblico) scagliandogli contro un enorme masso; Aci sarà però restituito alla vita, e trasformato da Nettuno in limpido fiume. Non solo il tessuto musicale, ma lo stesso stile declamatorio è perfettamente omologo a quello delle grandi, maturetragédies lyriques; il tono aulico delrécitlulliano non viene mai meno, con una cura estrema per le più sottili inflessioni verbali (elisioni, spostamenti di accento, slittamenti metrici): il controllo dei nessi prosodici e retorici è semplicemente superbo e giustifica in pieno la lunga fama di Lully (teorizzata a inizio Settecento da Le Cerf de la Viéville) come modello eccelso di declamazione, degno delle più grandi attrici tragiche.
Opera ‘minore’ per dimensioni (tre atti, in luogo dei cinque consueti; un numero ridotto diensembles), non certo per impegno espressivo,Acis et Galatéeentrò immediatamente – al pari delle più celebratetragédies– nel canone della tradizione lullista e, insieme, nella vita e nel costume teatrale francese. Una nota incisione ritrae, in veduta laterale, una rappresentazione diAcis et Galatéea Versailles (Théâtre des Petits Cabinets, 1749): in scena anche Madame de Pompadour.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi