Terza e ultima opera su libretto di Silvio Benco, è il lavoro con il quale Smareglia si congedò dalle scene teatrali. Il periodo della composizione, dal 1908 al luglio 1911, fu in gran parte dedicato al secondo atto, che venne inoltre iniziato per primo. La prima rappresentazione, diretta da Serafin con la Poli-Randaccio e la Muzio rispettivamente nei ruoli di Gisca e di Mariela, fu un successo: ma l’opera non entrò mai in repertorio perché Smareglia continuò a rimanere pur sempre ai margini dell’ambiente musicale del tempo, che oltretutto lo considerava più un musicista di area austriaca che italiana. La vicenda è ambientata tra il 1175 e il 1176, ossia all’epoca della discesa del Barbarossa in Italia, e tratta della tragica rivalità amorosa tra due sorelle italiane, Gisca e Mariela, nei confronti di Hanno, un rozzo barone tedesco. Il vero tema è però quello del conflitto tra la sofferenza per la patria oppressa dallo straniero (un tema che Smareglia, nato a Pola, avvertiva in modo particolare) e l’amore per il nemico.
Abissoadotta, ancor più di
Oceana(l’opera che Smareglia prediligeva) un linguaggio armonico e una concezione compositiva dai quali emerge una profonda conoscenza dell’opera di Wagner e del sinfonismo di Richard Strauss. Rispetto all’opera precedente, tuttavia, la scrittura vocale di
Abissofu ritenuta meno varia e priva di contrasti, a dispetto di una continua mutevolezza di forme e di una scrittura contrappuntistica densa e complessa. L’opera contiene però molte pagine descrittive, nelle quali i timbri dell’orchestra sono impiegati con un’abilità e un’inventiva che impressionarono pubblico e critica (il preludio del primo atto, la descrizione della battaglia nel secondo e lo ‘scampanio’ per la vittoria dei Lombardi nel finale). La vicenda raggiunge l’apice espressivo nel secondo atto, nel duetto tra Gisca e il frate e nella scena successiva, con il drammatico confronto tra le due sorelle di fronte a Hanno e la battaglia finale tra l’esercito tedesco e gli insorti dei comuni lombardi. Piacquero anche il quintetto che conclude il primo atto e il duetto tra Hanno e Mariela nel terzo; il finale dell’opera fu invece trovato debole. Per questo, in occasione della prima rappresentazione triestina del 1926 (lo scoppio della guerra e la delicata situazione istriana la resero impossibile per più di un decennio), Smareglia rimaneggiò la partitura scrivendo per la morte di Hanno una pagina liricamente più raccolta, capace di attenuare l’aspra e fiera vocalità del protagonista maschile.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi