Quasi un
grand-opéraante litteram, questo lavoro monumentale condivide quella tendenza alla
grandeurdell’opera francese di inizio secolo ben rappresentata dalle opere di Spontini (per il quale era stato proprio l’autore di questo libretto a firmare la
Vestale).
Atto primo. Il giovane guerriero Almansor e la principessa Noraïme progettano le proprie nozze, ostacolati dalla casata della ragazza, gli Zégri, che non vedono di buon occhio la parentela con un Abencérage. Arriva il giorno delle nozze, ma proprio durante il banchetto giunge la notizia della ribellione di una tribù. Almansor parte all’istante per sedarla, portando con sé il sacro stendardo di Granada, la cui perdita verrebbe punita con l’esilio.
Atto secondo. Almansor torna vincitore, ma senza stendardo. Benché racconti di averlo affidato, quando la vittoria era ormai certa, al compagno Oktaïr, viene condannato all’esilio.
Atto terzo. Durante la notte Almansor raggiunge Noraïme nei giardini dell’Alhambra, dove la principessa disperata è in preghiera sulla tomba della madre. I due decidono di fuggire, ma vengono catturati dagli Zégri, che imprigionano Almansor e lo condannano a morte: il mattino seguente sarà gettato da una rupe, se nessun campione si batterà per lui contro Alamir nel giudizio di Dio. Inaspettatamente, un cavaliere mascherato si presenta alla contesa: dopo aver sconfitto Alamir si rivela il generale Gonsalvo, che ha recuperato lo stendardo e scoperto le prove del tradimento di Oktaïr. Questi, su ordine degli Zégri, aveva nascosto lo stendardo affidatogli da Almansor che, scagionato, può finalmente unirsi in matrimonio con Noraïme, mentre gli autori della congiura vengono arrestati.
All’interno di uno spettacolo vasto, che sfrutta la moda dei soggetti di Spagna, luogo romantico delle passioni (nel 1831 Chateaubriand pubblicherà Le Dernier des Abencérages), Cherubini trova momenti di grazia nella solennità profonda dei cori nei finali d’atto, nel trattamento dell’orchestra e nell’invenzione melodica sempre affascinante, varia, raffinata e di vivacità sorprendente. Notevoli anche le danze dell’opera, tra cui un caratteristico bolero nel balletto finale, alcune variazioni sul tema dellafolliae l’interessante balletto durante la festa nuziale, in cui Gonsalvo e un coro di trovatori intervengono ad accompagnare le danze con il canto. Nonostante il successo alla ‘prima’, presenti in sala Napoleone e Maria Luisa, l’opera, ammirata da Berlioz, Mendelssohn e Spontini (che la diresse a Berlino), non riuscì a entrare mai in repertorio.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi