Nel 1835 Rossini invitò Mercadante a Parigi e gli commissionò un’opera per il Théâtre Italien, di cui era direttore. Il musicista, atteso invano un libretto da Felice Romani, accettò un lavoro di Iacopo Crescini liberamente tratto da Schiller. L’opera fu composta in fretta per via del tempo perduto (a un amico rimasto anonimo il musicista aveva confidato: «È certo che se non perdevo quattro mesi inutilmente avrei potuto limare e curare di piu il mio lavoro») anche se la ‘prima’ fu più volte rinviata per via dell’indisposizione della Grisi e di Rubini, che interpretavano rispettivamente i ruoli di Amelia e di Ermanno. Alla prima rappresentazione il successo fu più che altro di stima e pregiudicò il seguito dell’attività compositiva di Mercadante in Francia. L’anno successivo l’esito fu mediocre anche alla Scala tanto che l’opera scomparve rapidamente dal cartellone.
L’azione ripropone la nota vicenda del dramma di Schiller, incentrata sull’odio tra i due fratelli Franz e Carlo, che nell’opera divengono rispettivamente Corrado ed Ermanno. Ma, ancor più di quanto farà Maffei per Verdi neiMasnadieri, Crescini emendò la vicenda dei tratti più crudi e violenti: mentre nel finale schilleriano il malvagio Franz si uccide e il padre, che ritiene Carlo responsabile della morte del fratello, muore di crepacuore, qui Corrado, oppresso dal rimorso, si getta sulla spada di Ermanno, che viene tuttavia perdonato dal genitore. Inoltre, nel dramma Carlo uccideva l’amata prima di consegnarsi alla giustizia, laddove Ermanno si unisce invece ai briganti, ritornando alla vita dissoluta di un tempo, così che Amalia ne muore di dolore.
A dispetto della scarsa attenzione suscitata a suo tempo, l’opera contiene varie pagine pregevoli. Essa approfondisce infatti quella riforma, che a detta dello stesso Mercadante si era iniziata conIl giuramento, tesa a rinnovare le formule melodrammatiche proprie della tradizione, a snellire la linea melodica mirando all’essenzialità , nonché a evitare le eccessive lungaggini, così da porre l’accento sui valori drammatici dell’intreccio.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi