GiĂ immortalata attraverso cronache storiche e trasposizioni letterarie, la vicenda di Agnes Bernauer, sposa del duca Alberto di Baviera, aveva attirato a suo tempo lâattenzione di Hebbel, che ne ricavò un lavoro teatrale; proprio questa rilettura ottocentesca del soggetto stimolò in Orff la volontĂ di cimentarsi con uno spaccato di storia medioevale, rielaborando la trama in un libretto redatto personalmente in dialetto bavarese. Affascinato dalla bellezza di Agnese, fanciulla di umili origini, Alberto di Baviera è deciso a sposarla anche contro il volere del padre; ma questi riesce a manovrare il clero di Monaco, istigandolo a eliminare la strega ammaliatrice. Approfittando di una temporanea assenza di Alberto, i monaci irrompono nottetempo nella camera da letto di Agnese, ormai legittima sposa del duca, e la trascinano verso lâIsar per annegarla, mentre le vere streghe gioiscono con strida sinistre del supplizio inferto allâinnocente; al tardivo ritorno di Alberto un messo annuncia, come suprema beffa del destino, la morte del duca Ernesto, mandante del delitto.
Ricorrendo a una scrittura arcaicizzante e intrisa di modalitĂ , Orff riesce ancora una volta a evocare il suo prediletto Medioevo, inserendovi persino la libera rivisitazione di una ballata di François Villon (âJenin lâAvenuâ, cantata dal menestrello nella prima scena). Lâinsolita struttura di questo âbayerisches StĂźckâ, che giustamente Orff evita di definire come opera o oratorio, è segnalata anche dallâassenza di autentici culmini lirici vocali; ai moti dellâanimo sono riservati dei disadorni dialoghi parlati, mentre nei brani messi in musica la parola si contrae a sillabazione, ritornello o addirittura a vocalizzo (splendido lâeffetto della scena dâamore alla fine della prima parte, in cui sono i melismi di un tenore fuori scena a suggerire lâidillio, e i due protagonisti limitano i loro interventi a un melologo). Lâattenzione dello spettatore si appunta, di conseguenza, soprattutto su una serie ditableauxdâambiente, resi piĂš suggestivi dallâinvisibiltĂ dellâorchestra. La musica, inoltre, intride la scenografia di oscuri presentimenti, come nel coro a bocca chiusa della prima parte, emblema della forza silente e minacciosa del popolo, ottuso nei suoi sommari pregiudizi; lâincandescenza ritmica irrompe invece con lâaperta brutalitĂ del sabba, in cui il grido roco delle streghe (affidato a delle voci maschili recitanti) si sovrappone a un accompagnamento di sole percussioni.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi