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Contadina in corte, La
Intermezzo in due atti anonimo
Musica di Antonio Sacchini 1730-1786
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Valle, carnevale 1765

Personaggi
Vocalità
Berto
Basso
Ruggiero
Tenore
Sandrina
Soprano
Tancia
Soprano
Note
I rapporti di Sacchini con il genere comico risalgono quasi esclusivamente agli anni di apprendistato (all’incirca tra il 1757 e il 1768) che preludono alla sua fortunatissima carriera internazionale. Attivo soprattutto nei teatri minori di Napoli, il musicista lavorò con una certa frequenza anche per le scene romane, in particolare con il teatro Valle, il cui repertorio era in quegli anni specialmente votato al genere dell’intermezzo (il termine va inteso nel significato assunto dopo la metà del Settecento, cioè quello di opera buffa un po’ più breve del solito e con pochi personaggi). «Intermezzi per musica a quattro voci» sono per l’appunto designati sul primo libretto a stampa i due atti dellaContadina in corte, su testo di poeta ignoto (sono state proposte attribuzioni a Gasparo Gozzi, a Goldoni e a N. Tassi).

La commediola è ambientata parte in un villaggio, parte in un palazzo nobiliare di città. Il barone Ruggiero si è invaghito di una contadina del suo feudo (Sandrina), senza peraltro disdegnare le grazie di un’altra bellezza campagnola (Tancia). Le due ragazze sono entrambe innamorate del rustico Berto, il quale a sua volta insegue Sandrina. Che leavancesdel barone siano mirate al matrimonio con la «villanella» è cosa alquanto inverosimile, eppure tale è l’esito della vicenda; Berto si dovrà accontentare di Tancia, e tornerà con lei al villaggio.

A dispetto delle reiterate lodi all’innocenza di Sandrina, il quadro agreste ha ben poco di idillico. La protagonista non fa che maledire la propria povertà e al momento buono, pur con qualche residua nostalgia per l’innamorato paesano, non si lascia sfuggire l’occasione di cambiare vita con un matrimonio nobile. Sacchini riveste la trama esilissima con la propria seducente cantabilità, solo a tratti increspata da languori sentimentali – più o meno sinceri – e concessioni a toni più schiettamente buffi (questi ultimi concentrati specialmente nella parte di Berto che, nella sua rabbia goffa e impotente di fronte al barone, fa immancabilmente pensare al Masetto mozartiano).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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