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Chi soffre speri
(L’Egisto ovvero Chi soffre speri) Commedia in musica in un prologo e tre atti di Giulio Rospigliosi, da Boccaccio
Musica di Virgilio Mazzocchi 1597-1646 e Marco Marazzoli
Prima rappresentazione: Roma, Palazzo Barberini, 12 febbraio 1637 (seconda versione: Roma, Teatro Barberini, 27 febbraio 163

Personaggi
Vocalità
Alvida
Soprano
Clori
Soprano
Colello
Soprano
Coviello
Tenore
Dafne
Soprano
Dorillo
Soprano
Egisto
Soprano
Eurilla
Soprano
Fileno
Tenore
Fritellino
Soprano
Licori
Soprano
Lidia
Soprano
Lucinda
Soprano
Moschino
Soprano
Rosilda
Soprano
Silvano
Basso
Silvia
Soprano
Tirinto o Titiro
Soprano
una donna
Soprano
una ninfa
Soprano
Zanni
Tenore
Note
Chi soffre sperinella versione del 1639 è la prima commedia musicale con introduzione di scene e personaggi comici di cui ci sia pervenuta la partitura; la stesura originaria del 1637, ormai perduta, differiva per alcune scene e per gli intermedi. Composta in collaborazione con Mazzocchi, è anche la prima opera prodotta da Marazzoli per il cardinale Antonio Barberini.

Egisto, gentiluomo ridotto in miseria, è amante non corrisposto di Alvida, giovane vedova. Per provare il suo affetto, Alvida chiede al giovane di sacrificare quanto ha di più caro: egli dovrà distruggere una torre, sua unica eredità, e uccidere di un falcone cui è particolarmente affezionato. Egisto accontenta l’amata che, di fronte a tale tenacia di sentimenti, cede finalmente al suo amore. La felicità dei due giovani è coronata ulteriormente dal duplice ritrovamento di rari gioielli tra le rovine della torre bruciata e di un eliotropio, che il falcone aveva ingerito, il cui potere terapeutico potrà guarire il figlioletto malato di Alvida. Su questa trama principale si intreccia l’episodio di Lucinda, amante non corrisposta di Egisto; solo dopo un tentato suicidio si scoprirà che Lucinda è sorella di quest’ultimo. Intorno a questi personaggi agiscono i numerosi confidenti, gli amici e, soprattutto, i domestici di Egisto, Coviello e Zanni, sempre alle prese con i morsi della fame e costantemente preoccupati di soddisfare il loro appetito senza lavorare.

Il pregevole testo poetico di Rospigliosi si articola in diversi piani narrativi: allo stile aulico della vicenda principale, stemperato talvolta nella pacata semplicità delle scene pastorali, si contrappone la colorita vivacità dei dialetti bergamasco e napoletano, parlati rispettivamente dalle maschere Zanni e Coviello, protagonisti di gustose scenette da commedia dell’arte, collocate specialmente negli intermedi. Nel primo intermedio, durante un certame poetico, il toccante patetismo della lirica amorosa viene contraffatto in divertenti parodie (“O tu che m’haie lo pietto spertusatoâ€, Coviello; “El to bel viso par iust’una roccaâ€, Zanni). Di notevole realismo descrittivo è il secondo intermedio, ‘la Fiera di Farfa’, in cui il vociare concitato della gente e dei compratori mescolato ai richiami dei venditori ambulanti e degli imbonitori crea un quadro di vita quotidiana reso ancora più vivido dalla coreografia e dalla scenografia di Gian Lorenzo Bernini («et in particolare fu rappresentata una fiera col concorso di varie genti anche in carozza et a cavallo con conversatione per accidente nato in un ballo e questione con spade di filo e prospettive di distanza lontanissima illuminate da un sole che col suo giro a poco a poco va»).

A eccezione del prologo, è totalmente assente l’elemento allegorico sovrannaturale; tutti i personaggi sono autentici, così come reali sono le situazioni e gli stati d’animo.La musica si dipana liberamente sul testo poetico nella flessibilità di uno stile recitativo facilmente adattabile alle differenti caratterizzazioni dei personaggi, intercalato a tratti da forme chiuse, in specie duetti, data la considerevole presenza di dialoghi. In quest’opera, in particolare, comincia a definirsi una drammaturgia caratterizzata da scene dai contorni abbastanza definiti, mentre gli episodi corali e danzati appaiono per lo più nel corso dei tre intermedi.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


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