Fu questo il primo successo teatrale del compositore argentino, che si impose negli anni Sessanta con una serie di titoli che denotano scelte drammaturgiche disinvolte nel coniugare la tradizione melodrammatica a istanze compositive più aggiornate.
Atto primo. Nel secolo VIII, subito prima dell’invasione araba della Spagna. L’antico regno di Spagna è finalmente riunificato dal giovane Rodrigo, che entra trionfalmente a Toledo, dove è incoronato re. Florinda prega il padre Don Julian, fedele governatore delle provincie africane, di permetterle di rimanere in Spagna. Don Rodrigo promette all’amico di proteggerla come fosse sua figlia. Divenuto sovrano, il focoso giovane viola con imprudenza il cofanetto che custodisce un segreto atavico; apprende così una profezia che egli sarà l’ultimo re, e la libertà della Spagna distrutta.
Atto secondo. La bella Florinda viene sorpresa da Rodrigo mentre si bagna nuda con le ancelle: colto da un accesso di passione irragionevole, nella notte il re viola l’onore della fanciulla (“Florinda, nunca una noche fue tan esperadaâ€). Perduto in poco tempo anche l’amante, Florinda scrive al padre invocando vendetta.
Atto terzo. Don Julian, finora baluardo del regno contro gli arabi, è accecato dall’ira, e volge le sue forze con impeto selvaggio contro la Spagna, mettendo in rotta l’esercito di Rodrigo con un’immane carneficina. Ferito e disperato, Rodrigo erra per plaghe desolate, pentito del male arrecato alla nazione a causa della sua proterva arroganza. Ma Florinda finalmente lo ritrova, per offrirgli il suo amore nella disgrazia e per incitarlo a far rinascere la Spagna (“Allá en las verdes Asturiasâ€).
È inutile cercare qualche traccia di ironia nella partitura delDon Rodrigo, nemmeno quando Florinda canta una sorta di canzone gitana (“A la sombra de la olivaâ€) o quando nel finale alla ‘poveri ma belli’ le campane benedicono la fiammella di speranza accesa nel cuore dei due giovani. Lo schema drammaturgico è da melodramma del grande Ottocento: i cori esultano per Rodrigo vincitore, la figura di Florinda possiede tratti che paiono il risultato di un singolare impasto tra i più disparati caratteri verdiani. Ginastera è tuttavia compositore di razza e l’opera, anche se ovviamente rimane ben al di sotto dei suoi pretesi modelli, non è priva di momenti efficaci, tra cui in primo luogo il grande duetto d’amore del secondo atto tra Florinda e Rodrigo, interpretato in occasione della ‘prima’ di New York da un giovane e ardente Placido Domingo.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi