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Descrizione dell’isola Ferdinandea
Scena in sette quadri proprio, da Charles Baudelaire e Ferdinando Gravina di Palagonia
Musica di Francesco Pennisi 1934-
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Olimpico, 20 ottobre 1983

Personaggi
Vocalità
Ferdinando II
Recitante
il signor Benedetto Marzolla
Recitante
il signor Wright
Tenore
l’abate Severino Zorzi
Baritono
l’Allegoria dell’isola
Soprano
un assistente dell’Officio Topografico
Recitante
un cartomante
Tenore
Note
Il soggetto verte sulle discussioni che l’autore liberamente immagina presso la corte di re Ferdinando II, circa gli straordinari episodi dell’emersione e del successivo sprofondamento di un’isola, verificatisi nel 1831 nel Canale di Sicilia tra la città di Sciacca e l’isola di Pantelleria. Nello stesso anno l’allora capo del Real Officio Topografico del Regno delle Due Sicilie redasse una descrizione dell’isola, che costituisce la principale fonte da cui il compositore siciliano ha attinto materia per il suo lavoro, secondo di un catalogo teatrale comprendente ancheSylvia Simplex(1981),L’esequie della luna(1991) eTristan(1995). Nei sette quadri in cui il lavoro è concepito – di cui soltanto il secondo, il quarto e l’ultimo sono cantati – i personaggi di varia umanità che affollano la scena, tra i quali un esploratore inglese, un pedagogo, un cartomante, il re Ferdinando II e l’autore stesso della descrizione topografica, si interrogano sul culto delle origini che il fenomeno allegoricamente simboleggia. Ma la ‘descrizione’, cui partecipa come protagonista il personaggio allegorico dell’isola, piuttosto che il punto focale di una vera e propria azione teatrale è occasione per una colta dissertazione poetica, che rivela nel Pennisi librettista una figura di sensibilità e cultura non inferiori a quelle del musicista. Ma forse proprio questa poetica, tanto raffinata quanto ‘antiteatrale’, spiega perché l’unico allestimento di cui a tutt’oggi l’opera ha goduto non abbia raccolto i favori di pubblico e critica. LaDescrizione dell’isola Ferdinandeasi è ad ogni modo riscattata da quell’insuccesso grazie al buon esito delle varie esecuzioni di una suite strumentale, ricavata già nel 1982 dalla partitura operistica. E proprio nella varietà della scrittura strumentale e nell’olimpica suadenza degli impasti timbrici si riconosce il più alto pregio della partitura. Essa prevede un organico cameristico; nondimeno, risultano ricche di fascino le parti lussureggianti e arabescate dell’allegoria dell’isola, affidate al coro femminile.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi

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