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Ero e Leandro
Tragedia lirica in un prologo e tre atti di Tobia Gorrio [Arrigo Boito]
Musica di Luigi Mancinelli 1848-1921
Prima rappresentazione: Madrid, 1897

Personaggi
Vocalità
Ariofarne
Basso
Ero
Soprano
Leandro d’Abìdo
Tenore
Note
Già messo in musica da Giovanni Bottesini con lo stesso titolo, il libretto, pubblicato dalla Roux e Favale di Torino, fu acquistato in seguito da Ricordi e intonato nuovamente da Mancinelli; questi, ricevuta una commissione dal Festival di Norwich (dove l’opera venne eseguita per la prima volta, in forma di concerto, l’8 ottobre 1896), ne aveva chiesto l’autorizzazione a Boito. Diversamente da Bottesini, Mancinelli, la cui formazione di compositore e direttore d’orchestra maturò soprattutto all’estero, lontano dalle influenze dell’opera verista, accentuò i tratti meno realistici del libretto di Boito; ne sottolineò la vena drammatica interiore, con momenti profondamente meditativi ed esiti spesso originali, in ogni caso ben diversi (a eccezione dell’aria ‘della conchiglia’, “Conchiglia rosea del patrio lido”, strutturata come una vera e propria aria) dalle soluzioni familiari alla maggior parte dei compositori italiani coevi: nel gesto, nella vocalità (che adotta un declamato assai duttile, ma che rifugge da ogni facile melodismo) e nello stile musicale (raffinato nell’armonia e di aperto arcaismo). L’opera fu dapprima eseguita con successo in forma di oratorio; l’anno successivo, a Madrid, Mancinelli aggiunse anche il prologo: in quell’occasione si distinse in modo particolare Hariclea Darclée nel ruolo di Ero. Al contrario, in Italia (Scala, Regio di Torino) l’opera fu accolta con freddezza, data la sostanziale, congenita incompatibilità della musica di Mancinelli con i gusti e le tendenze allora più diffusi. Non è un caso che in seguito l’opera sia stata pubblicata a spese dell’autore.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi

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