Apolloni si formò a Vicenza, dove visse fino al 1848, per poi trasferirsi a Firenze a causa dei sommovimenti politici. Tornato nella sua città nel 1852, si dedicò alla composizione; scrisse per il Teatro Eretenio la sua prima opera,
Adelchi(su libretto di Nicolini, dalla tragedia del Manzoni), che venne rappresentata il 14 agosto 1852, e per Venezia
L’ebreo(il successo conseguito lo spinse a rivedere
Adelchi,ripresa alla Fenice il 26 dicembre 1856).
A Granada nel 1492, durante l’assedio moresco. Al seguito di Boabdil opera come profeta l’ebreo Issachar; il re ignora la sua origine e i suoi propositi di vendetta contro i Mori, che gli hanno distrutto la famiglia. Quando Issachar viene inviato a trattare alla corte spagnola, tradisce i Mori, chiedendo, come compenso, clemenza per il popolo ebreo. Nel frattempo Adel-Muza, comandante di Boabdil, si è innamorato di Leila che, ignorando la sua vera origine, contraccambia il sentimento. Quando il padre scopre la tresca, svela alla figlia i suoi natali e le impone di rinunciare a quell’amore; poiché Leila rifiuta, la accusa di tradimento e la maledice. Intanto, alla corte spagnola, il grande Inquisitore protesta contro le concessioni fatte da re Ferdinando a Issachar: ordina l’arresto dell’ebreo e la clausura per la figlia. Scoperto il tradimento degli spagnoli, Issachar esorta i suoi correligionari a combatterli, e promette solennemente di offrire Leila in sacrificio a Dio, in caso di vittoria. Mentre gli spagnoli assediano la città occupata, Adel-Muza si insinua nel loro campo per salvare Leila, che però rifiuta. La ragazza viene condotta al battesimo, mentre Adel-Muza e Issachar, nascosti tra la folla, assistono alla cerimonia. Quando Leila sta per abiurare la sua fede, Issachar le si avventa contro e la pugnala; la figlia muore tra le braccia di Adel-Muza, che viene arrestato con l’ebreo e condotto davanti alla giustizia.
L’opera, nonostante qualche cedimento a un effettismo un po’ esteriore, venne apprezzata dai contemporanei per la sua adesione allo ‘stile di mezzo’ di Verdi; piacque soprattutto per il suo tono popolare, per la sua musica «chiara», che «non fatica la mente, non annoia con lungherie» (‘La Fama’). Mutata nel titolo in ossequio alla censura, venne rappresentata nel 1855 a Roma comeLida di Granatae a Napoli comeLeila di Granata; quindi, col titolo originale, a Barcellona e a Milano (alla Scala invece non ebbe fortuna e fu replicata solo per cinque serate). Negli anni seguenti venne ripresa a Bologna, Corfù, Malta, Odessa, Costantinopoli e New York. Meno fortunate furono le successive opere di Apolloni:Pietro d’Abano(Venezia 1856),Il conte di Königsmark(Firenze 1866) eGustavo Wasa(Trieste 1872).
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi