Probabilmente
The Four Note Operarappresenta l’unica vera opera davvero ‘minimalista’ mai composta: sia nell’approccio (divertito ma rigorosissimo) sia nei contenuti della partitura e del libretto (caratterizzati da un isomorfismo sistematico e da una cristallina quanto grottescamente devastante specularità ). Lavoro autoreferenziale per eccellenza, compenetrato di ironica concettualità , il suo raffinato gusto per l’assurdo e la sua sottile ‘perfidia’ metalinguistica trovano alcuni antecedenti illustri nella lunga sequenza storica di ‘opere sull’opera’ e/o di ‘opere nell’opera’. Il titolo è preso alla lettera dal compositore che ‘riduce’ il proprio materiale melodico e armonico a sole quattro note, con esiti di disarmante quanto perseguita semplicità . Il libretto non fa altro che descrivere ciò che la partitura prescrive ai quattro cantanti, ossia ciò che sta realmente avvenendo o che avverrà , con l’aggiunta di alcune considerazioni dei cantanti stessi, particolarmente frustrati da queste costrizioni meramente didascaliche loro imposte dal compositore, perlopiù oggetto di strali, invettive, e altre poco piacevoli espressioni nei suoi confronti. L’opera si articola in una tradizionale successione di ‘numeri’ con arie, recitativi e duetti, per ognuno dei quali Johnson inventa
gagcanore di inarrivabile semplicità quanto di effetto irresistibili (provocati anche dalla spontanea o studiata costernazione con cui i cantanti si rassegnano al proprio improbabile ruolo). Ci limitiamo a fornire un paio di esempi. Dal ‘Duetto imitato’ di soprano e contralto: «Deve imitare ciò che canto io (A)/ io devo imitare quel che canta (S)/ la melodia è così (A)/ la melodia è così (S). Prendi questa nota bassissima. (A)/ Prendo questa nota bassissima (S)/ molto difficile per un soprano (A)/ molto difficile per un soprano (S)». Dall’‘Aria del tenore’: «Quando canto in quest’opera, vengo sempre umiliato/ la mia parte è sì bassa che sembrerà quella del baritono per cui/ mi viene negata l’opportunità d’esibire il mio famoso do di petto: Vergogna».
Tom Johnson è stato per molti anni l’autorevole critico musicale del ‘Village Voice’, e le sue brillanti e acute cronache hanno costituito una insostituibile testimonianza della scena musicale d’avanguardia newyorkese. Dal 1983 si è trasferito a Parigi, dove si è dedicato completamente all’attività compositiva (è stato allievo di Morton Feldman, dal quale ha indubbiamente ereditato la predilezione per la rigorosa semplicità , oltre a una caustica ironia). Tra le sue composizioni più rilevanti citiamoAn Hour for Piano, le opereThe Masque of CloudseSopranos Only, e infine leRational Melodies, nelle quali prosegue il suo approccio compositivo orientato verso una ‘musica deduttiva’ che utilizzi ‘sistemi percepibili’ caratterizzati da sequenze logicamente coerenti, evidenti all’ascoltatore: così come accade, indubbiamente inFour Note Opera, con la piacevole aggiunta, sorprendente per un lavoro di musica contemporanea, di un’ammirevole dose di autoironia.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi