Home Page
Consultazione
Ricerca per categorie
Ricerca opere
Ricerca produzioni
Ricerca allestimenti
Compagnia virtuale
Servizio
Informazioni e FAQ
Condizioni del servizio
Manuale on-line
Assistenza
Abbonamento
Registrazione
Listino dei servizi
Area pagamenti
Situazione contabile


Visualizzazione opere

Flaminio, Il
Commedia per musica in tre atti di Gennarantonio Federico
Musica di Giovanni Battista Pergolesi 1710-1736
Prima rappresentazione: Napoli, Teatro Nuovo, autunno 1735

Personaggi
Vocalità
Agata
Soprano
Checca
Soprano
Ferdinando
Tenore
Flaminio
Soprano
Giustina
Soprano
Polidoro
Tenore
Vastiano
Basso
Note
La partitura che Pergolesi scrisse sul libretto di Gennarantonio Federico (autore, tra l’altro dellaServa padronae diAmor vuol sofferenzadi Leonardo Leo) è notevole per una serie di momenti musicali di particolare interesse, distribuiti lungo il corso del dramma.

Polidoro, ricco e buffo napoletano, e sua sorella Agata alloggiano in una villa nei dintorni della città partenopea insieme agli altri personaggi. Il segretario di Polidoro, Flaminio, conosciuto a tutti sotto il finto nome di Giulio, si è innamorato della giovane vedova Giustina. Costei è favorevolmente impressionata dal giovane, che le ricorda un suo antico ammiratore di nome Flaminio, ancora ai tempi in cui era nubile. Di Giulio-Flaminio si è innamorata anche Agata, mentre Polidoro si è invaghito di Giustina. A complicare la già ingarbugliata vicenda, giunge alla villa il fidanzato di Agata, Ferdinando, mentre i due servi Checca e Bastiano amoreggiano accanto alle altre coppie. Tra diverse vicende, l’amore tra Flaminio e Giustina si sviluppa felicemente e il ragazzo potrà svelare la sua vera identità all’amata quando saprà che il suo amore viene corrisposto: con loro anche le altre coppie (Agata e Ferdinando riconciliati, Checca e Bastiano) godranno del trionfo finale, coronando i loro sogni d’amore.

La varietà di caratteri presente nel dramma trova un corrispettivo puntuale nella musica, che impiega un diverso registro a seconda della natura comica o sentimentale del personaggio, secondo le consuetudini della commedia napoletana per musica dell’epoca. Alcuni parti, le più basse socialmente, sono cantate in dialetto (Vastiano, Checca e Ferdinando), mentre un personaggio come Polidoro si presta a una serie di espedienti recitativi tipici della commedia dell’arte. La figura del ricco messo in berlina per la sua goffaggine emerge soprattutto nell’aria “Quando voi vi arrosseggiate†(secondo atto), piccolo gioiello di descrittivismo musicale, con il suo delizioso ammiccare al miagolio di un gatto, oppure, nell’atto terzo, nel suo tentativo di far colpo sulla giovane vedova con un discorso strampalato. Tra i numeri più significativi della partitura, il duetto “Per te ho io nel coreâ€, riservato alla coppia di servi (Checca e Vastiano), che verrà normalmente incluso nelle produzioni dellaServa padronae diventerà così celeberrimo in tutta Europa. Su una melodia d’indimenticabile freschezza, dinamicamente mobile e vivace, Pergolesi innesta l’imitazione del battito cardiaco («ti-pi-ti») quale segno indiscutibile del reciproco amore tra Checca e Vastiano, insieme tratto di ingenua caratterizzazione dei semplici personaggi del popolo e spunto comico di sicuro effetto. Notevole anche la continua, pittoresca presenza della musica popolare napoletana, dal chitarrino che accompagna la ‘siciliana’ di Polidoro “Mentre l’erbetta†(primo atto) al vero e proprio concerto di musica rustica – riservata probabilmente all’improvvisazione di un complesso di strumenti popolari, poiché in partitura non risulta traccia delle loro parti – che tre personaggi (non a caso proprio Checca, Vastiano e Polidoro) hanno l’occasione di ascoltare nel secondo atto. Se così rilevante è l’apporto dell’ambientazione popolare, l’opera vive anche del colore sentimentale, intenso e autentico, conferitole dai personaggi più elevati, che non derogano alle convenzioni dell’opera seria: elemento evidente della filiazione dal teatro maggiore è la predominanza, nella partitura, delle arie (scritte nella forma grande colda capo), mentre assai ridotto è il numero dei concertati.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi


Credits - Condizioni del servizio - Privacy - Press Room - Pubblicità