Soprattutto negli anni Settanta e Ottanta del Settecento, l’opera – di cui si dà per probabile una rappresentazione precedente la data accertata della ‘prima’, che risalirebbe al 26 dicembre 1773 – conobbe una notevole vitalità sulle diverse piazze teatrali europee, ricevendo anche l’onore di diverse traduzioni (in tedesco, francese e polacco). Il libretto (per il soggetto
La finta giardinieradi Mozart; le tessiture vocali differiscono da quest’ultima solo per Don Anchise e Roberto, qui due bassi), che risente ancora, in parte, dei modi popolareschi della commedia dell’arte, presenta un
castchiaramente suddiviso tra personaggi nobili, di ‘mezzo carattere’ e buffi; tripartizione che la musica rispetta, conferendo a ciascuno un carattere delineato secondo i canoni collaudati. Anfossi impiega infatti in modo esemplare sia il registro sentimentale – ad esempio nelle arie di Violante nel secondo atto, quando la ragazza viene abbandonata nel bosco – sia quello comico, particolarmente vivace in alcune arie del podestà e di Nardo. Momento
cloudell’opera è la scena degli equivoci nell’oscurità del bosco, situazione tra le più ricorrenti dell’opera buffa, che verrà sfruttata ancora dalle
Nozze di Figarodi Mozart. Oltre ai concertati (l’introduzione, i finali primo e secondo e altri due concertati nel terzo atto), vanno segnalate alcune arie, impreziosite da una strumentazione ricca e originale, tra cui quella di Anchise “Dentro il mio petto io sento†e quella di Sandrina “Geme la tortorellaâ€, entrambe nel primo atto.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi