Scomparso Gabriele d’Annunzio, Pizzetti si prende la libertà di manipolare liberamente una delle grandi tragedie dell’autore del
Piacere: tale manipolazione consiste soprattutto nel poter agire liberamente sul testo letterario, come non era stato possibile fare d’Annunzio vivente. La lunga collaborazione di Pizzetti con d’Annunzio era passata per varie opere, sempre sopravviste, per la parte letteraria, dal poeta, la fattura musicalissima dei cui versi finiva quasi d’intralcio non solo per Pizzetti, ma per quanti altri provarono a cimentarvisi (musicisti della scaltrezza di Puccini e Richard Strauss riuscirono a evitare, o poi a declinare, inviti a tal collaborazione). Ora, morto il Vate, Pizzetti agisce in proprio: rasciugata la solenne tragedia di d’Annunzio (Lirico di Milano, 2 marzo 1904, Ruggero Ruggeri e Irma Gramatica, scene di Francesco Paolo Michetti: successo trionfale), può musicarla con quell’incontro misuratissimo fra parole e musica che è il suo tratto più proprio. Notevole l’uso dei cori.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi