Anche nella sua quinta opera il compositore tedesco Giselher Klebe – allievo di Josef Rufer e Boris Blacher, egli stesso noto didatta e successore di Fortner all’accademia di Detmold – rimane fedele alla sua poetica: evitando la mediazione librettistica di mano di terzi, ricorre ancora all’adattamento di un’importante opera letteraria, in questo caso novecentesca, come del resto anche nei suoi lavori strumentali non disdegna l’ispirazione a capolavori del nostro tempo (le metamorfosi orchestrali
Die Zwitschermaschineop. 7 prendono il titolo dall’omonimo quadro di Paul Klee).
In un periodo di rivolgimenti rivoluzionari, il conte, costretto a lasciare i suoi possedimenti, fugge con la contessa, Figaro e Susanna; arrestato il quartetto alla frontiera, Figaro dimostra simpatie nei confronti dei rivoluzionari e lascia Susanna, che rimane sola con i vecchi padroni e il suo desiderio di maternità , diventando parrucchiera. Impoverito, il conte vive con la consorte in una camera ammobiliata; vorrebbe pubblicare le sue memorie, ma, non trovando editori, si riduce a passare il suo tempo, ormai vedovo, in unnightgestito da Cherubino, dove lavora anche Susanna, ora come cameriera. Figaro, arrangiatosi con i nuovi potenti, è diventato l’amministratore del castello, già del conte, dove tornano infine Susanna, riappacificata, e lo stesso ex proprietario, al quale viene concesso di risiedervi, occupandone una singola stanza.
Dopo alcuni temi classici (Die Räuber[I masnadieri], da Schiller, 1957;Alkmene, da Kleist, 1961), Klebe ne affronta una rilettura dissacrante; con il drammaturgo austro ungarico Horváth (1901-1938), al quale Klebe sarebbe tornato ancora nel 1980 (conDer jünste Tag), autore anche di un analogoDon Juan kommt aus dem Krieg, il compositore è in sintonia per via dell’approccio modernista, ironico a un tema di una certa attualità . Anche in questa rivisitazione in chiave contemporanea del mondo settecentesco, mediterraneo (cui Klebe aveva già reso omaggio, su un altro piano, conRömische Elegien, da Goethe, 1952), sono impiegate tecniche seriali, che contribuiscono a un’illustrazione non enfatica dei nove quadri, dalla durata di due ore circa, il che ha assicurato aFigaro läßt sich scheidenun discreto successo; dopo riprese a Zurigo e in Cecoslovacchia, l’ultimo allestimento si è avuto nel 1985 a Detmold.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi