Scarlatti rappresentò la sua
Griseldanel teatro del principe Ruspoli, cui il compositore dedicò i suoi lavori estremi. Terminata nel gennaio 1721, questa è infatti l’ultima opera della sua lunga e gloriosa carriera: un dramma imponente, con i suoi 47 numeri musicali che suggeriscono in modo palese un costume teatrale all’epoca già superato da un ventennio. L’opera, sin dalla sinfonia, coinvolge lo spettatore con il rutilante impatto sonoro dei suoi tempi estremi, proponendo invece, nella sezione centrale, un Adagio ricco di raffinatezze. Notevoli i diversi concertati (soprattutto il terzetto nel secondo atto e il quartetto “Non fu mai colpa amorâ€, che riserva a ogni personaggio una specifica caratterizzazione musicale). Come già in Bononcini, l’aria di Griselda “Mi rivedi, o selva ombrosa†è uno dei ‘cavalli di battaglia’ dell’opera: Scarlatti mobilita per l’occasione due flauti diritti che, insieme ai violini, evocano sia l’atmosfera bucolica della campagna, sia un indistinto, inquietante presagio di morte.
Fonte:
Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi